lunedì 22 febbraio 2010

BRUNETTA ATTACCA ANCHE I GIORNALISTI

Assunzioni amicali, e Brunetta se la prende con l'Unità: pensate a voi
di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

Assunzioni facili-facili, carriere mirabolanti, «galloni» da dirigenti anche a personale privo dei requisiti minimi (diciamo che almeno una laurea servirebbe?). Tutto questo è stata la gestione Bertolaso alla Protezione Civile. Lui, riconoscente, ha accontentato tutti: tra gli assunti (prima pro tempore, poi sine dire) ai massimi livelli anche la figlia (ingegner Franchina) del prefetto Anna Maria D’Ascenzo, a cui il «padre-padrone» del Dipartimento deve molto. «Fu la D’Ascenzo la punta di diamante per l’attacco all’allora Agenzia guidata da Franco Barberi», ricorda il senatore Pd Mario Gasbarri. La D’Ascenzo si rivela un personaggio chiave: sia nel 2001, sia nel 2006 quando scalza dalla guida dei Vigili del Fuoco il prefetto Mario Morcone, che Bertolaso considerava troppo ingombrante. Due colpi decisivi, che vengono ricompensati con un occhio di riguardo sulle assunzioni. Almeno stando alle ultime voci di corridoio.

In ogni caso la D’Ascenzo non ottiene molto di più di altri alti funzionari della Protezione Civile, anch’essi ricompensati con poltrone per i figli. Nel gennaio 2005 entrano come dirigenti di seconda fascia ben 5 persone (Paola Pagliara, Giancarlo Piccione; Anna Natili, Sisto Russo e Immacolata Postiglione), attraverso un’ordinanza e senza concorso. Nel maggio dello stesso anno, si prevede anche un concorso interno, mai bandito perché le «papabili» non hanno ancora raggiunto i requisiti necessari per legge (5 anni di anzianità). Insomma, fanno i dirigenti senza avere i requisiti. Ieri l’ultimo schiaffo ai lavoratori pubblici: la stabilizzazione di altri 150 contrattisti senza concorso.

Il ministro Renato Brunetta, gran fustigatore dei vizi dei dipendenti pubblici, è presente in Aula al momento del voto. E pare proprio tutto contento. Incrociato in Transatlantico, a richieste di chiarimenti sulle assunzioni senza concorso scuote la testa e ripete come un mantra: «venga in conferenza stampa, venga in conferenza stampa». Che ci azzecca la conferenza, direbbe Di Pietro. Pressato ancora, il ministro reagisce come sa (cioè attaccando, sempre e comunque): «Lei arriva troppo tardi, e pensi ai precari de l’Unità». Per professione, signor ministro, noi pensiamo a tutti i precari: soprattutto a quelli che non hanno trovato posto nelle scuole o negli uffici pubblici, scavalcati da altri raccomandati. Ecco perché dovrebbe leggere bene il decreto che il suo governo ha fatto approvare.

Nessun commento: