martedì 23 novembre 2010

SCATTI STIPENDIALI FARSA

In questi ultimi tre giorni tutti i giornali hanno riportato la notizia dello “sblocco” degli scatti di anzianità con
i sindacati firmatari che inneggiano alla vittoria e attaccano gli “irresponsabili” che hanno sempre parlato di
“accordo truffa”.
Ebbene si, confermiamo che la finanziaria estiva di Tremonti e l'accordo tra MIUR e CISL, UIL, SNALS è stata
una truffa per i lavoratori della scuola.
Intanto chiariamo subito che non è assolutamente vero che gli scatti triennali siano stati, ad oggi, ripristinati:
1. Perchè non ci sembra sia stato emanato ancora alcun decreto (sarebbe dovuto già arrivare da luglio,
vero??); siamo, quindi, ancora nella fase delle promesse.
2. Perchè Il famoso comma 14 dell'art. 8 della finanziaria recita che il 30% dei risparmi (tagli!!) ottenuti
nella scuola con la Finanziaria del 2008 e che erano stati destinati a premiare il merito ( art. 64,..), circa
2 miliardi di euro, sarebbero stati invece dati a tutto il personale, come una sorta di “risarcimento” per
il furto di tre anni di anzianità. Recupero irrisorio, perché la cifra in ballo, un po’ meno di 2 miliardi,
divisa su tutti portava ad un recupero pro
capite sui 2000 euro (ovviamente lordi), a fronte di una
perdita causata dai tre anni di anzianità rubati, di 30.000 – 40.000 euro nella vita lavorativa
3.
Perchè, anche fosse vero quello che scrivono i “difensori” dei lavoratori, ricordiamoci che per avere
un anno di “sbocco” dell'anzianità
(perchè di questo, al massimo si tratterebbe), la scuola ha subito
il più grande licenziamento di massa di tutta la storia italiana
. In cambio del taglio di personale e di
risorse della scuola Cisl, Uil, Snals e Gilda, applaudono al governo che restituirebbe una quota di
salario che non avrebbe dovuto essere tagliata, perchè inserita nel contratto collettivo nazionale.
A
meno che non spieghino ai lavoratori che il CCNL (oltre al fatto di averlo “congelato” per 4 anni)
non ha più valore e in qualsiasi momento la parte padronale può “ritoccare” (Marchionne docet).
Ma la cosa che, tra le tante, ci conferma la “svendita” di Cisl, Uil, Snals e Gilda (e, su questo aspetto, anche
della Cgil) è la posizione assunta sulla “carriera” degli insegnati.
Posizioni ormai note: ricordiamo che il primo a intervenire su questa materia è stato Berlinguer con il noto
“concorsone” voluto da tutti i sindacati confederali (che avevano già preparato i libri e attivato i corsi di
preparazione) ma rigettato dalla categoria che, dal basso, fece ritirare il progetto e dimettere il ministro.
Oggi ripartono all'attacco con un progetto sperimentale rivolto ai singoli insegnanti da attuare nel corrente
anno scolastico a Napoli e Torino coinvolgendo 20 scuole per città, concedendo una mensilità di premio al
20% dei docenti tra quelli che ne fanno domanda. Chi deciderà all’interno della scuola il 20% degli insegnanti
cui assegnare il premio? Semplice, siamo nell'era Brunetta, quindi ci sarà un nucleo composto dal dirigente e
da due docenti eletti con voto segreto dal collegio dei docenti. E quali sono gli indicatori? Curriculum, scheda
di autovalutazione (???), attività connesse al profilo dei docenti previste dal contratto vigente e, udite udite,
apprezzamento da parte di
genitori e studenti.
Stiamo davvero raggiungendo il punto di non ritorno: la questione della valutazione e del merito, che per i
sindacati doveva rappresentare il punto di arrivo della scuola dell'autonomia, della scuola azienda, di fatto
rappresenta il vero nuovo volto della scuola italiana, quello della scuola “miseria”.
Invitiamo tutti i collegi docenti delle scuole coinvolte nella sperimentazione a non aderire, battiamoci per
riavere i nostri soldi, il nostro contratto e tutti i nostri diritti.
23 novembre 2010
COBAS
- Comitati di Base della Scuola
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sabato 20 novembre 2010

I PROFESSORI BRAVI MERITANO UN PREMIO MA NON QUELLO IMPROVVISATO DAL GOVERNO

http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=VI2T5&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1
DI MARINA BOSCAINO Continua a leggere!

venerdì 19 novembre 2010

CON I LICENZIAMENTI LA GELMINI INTRODUCE IL MERITO

Sperimentazioni al via. Pronto il decreto sul ripristino degli aumenti per anzianità di servizio
Ecco l'ultimo scatto della Gelmini
Premi a prof e scuole migliori, su base volontaria e per merito
 di Alessandra Ricciardi  
Prima di andar via, recupero degli scatti di anzianità e avvio del merito. Che Mariastella Gelmini sia ormai proiettata verso nuovi ruoli, più vicini alla gestione del partito che non al ministero dell'istruzione, lo si intuisce anche dal tenore dei comunicati stampa che giungono da viale Trastevere.
Intanto, però, ieri ha portato a casa in un colpo solo due risultati (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi del 9 novembre): ripristino in busta paga degli scatti di anzianità, congelati per il 2010-2012 dalla manovra correttiva dei conti pubblici. E contestuale avvio di due sperimentazioni per valutare il merito degli insegnanti e delle scuole: i migliori avranno una sorta di 14esima mensilità. Ieri l'annuncio ufficiale ai sindacati che hanno risposto positivamente, con qualche distinguo della Cgil, all'appello di coniugare esperienza e merito in nuovo percorso concordato di carriera professionale. La fonte di finanziamento per scatti e valutazione è sempre la stessa, quel 30% dei risparmi realizzati grazie ai tagli agli organici, che nel 2010 vale circa 360 milioni di euro. Di questi, 320 andranno a pagare gli scatti, come prevede un decreto Istruzione-Economia in via di ufficializzazione. Per insegnanti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo, circa un milione di dipendenti, sono ad oggi l'unico criterio di progressione degli stipendi, a parte il recupero dell'inflazione. Valgono dai 522 euro l'anno, il primo scatto di un docente della scuola primaria, ai quasi 1600 euro dell'ultimo scatto di un insegnante della scuola superiore. Con la quota residua dei risparmi utilizzabili per il 2010, circa 40 milioni di euro, il ministro avvierà da gennaio anche la valutazione del merito. Cavallo di battaglia, quello della meritocrazia, del governo Berlusconi IV, bloccato nella formula della riforma di Renato Brunetta proprio dalla manovra correttiva di Giulio Tremonti, la Gelmini lo rimette in pista, anche se in via sperimentale. Si tratta di due progetti, che coinvolgeranno gli insegnanti su base volontaria, complessivamente delle scuole di Napoli, Torino, Pisa e Siracusa. Il primo valuta la bravura dei singoli prof attraverso un nucleo composto dal preside e da due insegnanti eletti, con voto segreto, dal collegio dei docenti. La valutazione terrà conto del curriculum vitae dell'insegnante, del documento di autovalutazione dello stesso e delle indagini svolte presso genitori e studenti per capire la reputazione che il candidato ha presso l'utenza. Ad occuparsi del monitoraggio finale del progetto due fondazioni, quella di San Paolo e la Treelle. Ai docenti meritevoli, nella misura massima del 15-20%, verranno assegnati premi individuali pari a una mensilità. La sperimentazione riguarderà 20 scuole di due città campione: Napoli e Torino. I risultati saranno pubblicati nell'albo dei singoli istituti. Testerà invece le scuole, attraverso il valore aggiunto nei livelli di apprendimento degli studenti, il secondo progetto. La valutazione riguarderà i risultati alle prove Invalsi, ed è svolta da un team di osservatori: un ispettore scolastico e due esperti indipendenti. La sperimentazione coinvolgerà le scuole medie di Pisa e Siracusa. Alle migliori, il 15%, sarà assegnato un premio massimo di 70 mila euro annuo. L'istituto provvederà poi a distribuirlo al suo interno tra gli insegnanti. La relazione finale sull'andamento di questo progetto è stata affidata alla Fondazione Giovanni Agnelli. Tutte le fondazioni lavoreranno a titolo gratuito. La necessità di procedere in via sperimentale è motivata, fanno sapere dal ministero, non solo della scarsità delle risorse ma anche dell'assenza di un sistema unico valutativo riconosciuto come valido a livello europeo. Dove tra l'altro gli stipendi medi sono più alti che in Italia e raggiungono il massimo in meno tempo: 25 anni contro i 35 nostrani. La carriera dei docenti è stata sempre terreno accidentato in Italia, come dimostrano le rivolte di piazza della categoria contro il ministro Luigi Berlinguer, padre del concorsone, il primo tentativo di introdurre aumenti di stipendio legati al merito. «Finalmente premi ai migliori e non solo soldi legati all'anzianità di carriera», spiegava ieri la Gelmini, «che comunque, grazie allo sforzo del governo, sono stati garantiti a tutto il settore». Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, rivendica il ruolo del sindacato di via Po nello sblocco degli scatti: «Le soluzioni individuate con il decreto interministeriale raggiungono l'obiettivo e smentiscono quanti da allora hanno fatto di tutto per screditarle, definendole inconsistenti o addirittura parlando di accordo truffa. La natura contrattuale della progressione per anzianità ci consentirà tra l'altro», spiega il leader della Cisl scuola, «di affrontare e risolvere in via negoziale anche le questioni che, non da oggi, investono il tema delle carriere». «L'avvio delle sperimentazioni consentirà di trovare il metodo migliore per valutare il merito dei docenti, in un contesto di carriere che resta contrattuale», aggiunge il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, seguito a ruota dal segretario dello Snals-Confsal, Marco Nigi, e da Rino di Meglio, coordinatore Gilda. Critico Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil: «Premiare gli insegnanti per migliorare la scuola è un progetto ambizioso che richiede idee chiare e investimenti veri. Gli investimenti non ci sono e manca il progetto culturale di fondo». «Come possiamo valutare scuole dove manca tutto», chiede il Pd, che aggiunge: «La Gelmini fa pessima propaganda». Ora si attende la reazione dei diretti interessati.

http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1687486&codiciTestate=1&sez=hgiornali

http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=VH6OA&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1

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giovedì 11 novembre 2010

CONGELATA BUONUSCITA

NO ALLO SCIPPO DEL TFS !!!
L’attacco alla previdenza pubblica avviato agli inizi degli anni ‘90 e continuato costantemente nel  tempo grazie anche al “silenzio-assenso” complice ed interessato dei sindacati confederali (leggi FONDO PENSIONE ESPERO), ha messo a segno altri colpi molto gravi con la legge finanziaria 122 del luglio scorso:
· Per le donne è previsto l’innalzamento dell’età pensionabile di vecchiaia a 61 anni dal prossimo 1° gennaio e a 65 anni dal 1° gennaio 2012. Di fatto, quindi,  si ripristina, solo per le donne, la logica del “gradone”, mentre per tutti gli altri lavoratori si pongono le basi per futuri innalzamenti dei requisiti e ulteriori peggioramenti dei trattamenti previdenziali, ad esempio attraverso il calcolo basato sulla “speranza di vita” ad opera dell’ISTAT che a partire del 2015 diventerà obbligatorio.
· A decorrere dal 1 gennaio 2011 i dipendenti ancora in regime di TFS (tutti coloro i quali sono stati assunti entro il 31 dicembre 2000), vedranno congelata la loro buona uscita (che sarà poi calcolata al momento del pensionamento col metodo dell’80% dell’ultimo stipendio percepito prima di andare in pensione, moltiplicato per il numero di anni lavorati, più una ritenuta del 2,5 % a suo carico) e matureranno una nuova indennità, calcolata però in modo tale da prendere il peggio dei due sistemi, con lo scopo (neanche troppo nascosto) di diminuire la liquidazione e, per l’ennesima volta, far fare cassa allo stato sulla pelle dei lavoratori: il 6,91% sul solo 80% dello stipendio (in quanto saranno esclusi gli emolumenti accessori fissi e ricorrenti) con la rivalutazione annuale prevista per il TFR ed ancora la ritenuta del 2,5% a carico del lavoratore. In sostanza, il TFS (molto più favorevole nel calcolo), diventa TFR. Inoltre la pensione verrà corrisposta solo dopo un anno dal termine dell’attività lavorativa.
 È evidente come una tale operazione risulti un vero e proprio saccheggio dell’indennità di buona uscita dei lavoratori del pubblico impiego, calderone indistinto nel quale è stata inserita anche la scuola.
È evidente come tale passaggio forzoso comporti un danno economico agli interessati, tanto più consistente quanto minori saranno gli anni di servizio e riscattati maturati al 31/12/2010.
È evidente che ancora una volta occorre lottare in prima persona, non delegando a nessun altro la difesa dei propri interessi.
Di fronte a sindacati confederali ed autonomi che non denunciano il massacro della previdenza pubblica, ma sono invece pronti a rilanciare in grande stile la campagna di adesione al Fondo pensione ESPERO (scorgendo proprio nella nuova situazione più ampi margini di realizzo e guadagno speculativo), lanciamo una campagna di diffide per bloccare il passaggio coatto dal TFS al TFR di centinaia di migliaia di lavoratori!!!
 L’UNICOBAS RACCOGLIE LE ADESIONI ALLA CAMPAGNA DIFFIDE DI MASSA, A ROMA, TUTTI I MERCOLEDÌ e GIOVEDÌ PRESSO LA SEDE NAZIONALE DI V. TUSCOLANA, 9, DALLE H. 18.00 ALLE 20.00. Occorre portare il cedolino, conoscere anno e data di assunzione e l’Ufficio INPDAP di appartenenza. È richiesto un contributo spese (spedizione diffide, etc.): euro 5 per gli iscritti ed euro 15 per chi si iscrive al momento.
 
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martedì 9 novembre 2010

UIL SOLLECITA IMMISSIONI IN RUOLO



L’emergenza precariato va affrontata rapidamente
UIL - A nomine completate la Uil Scuola fa il punto sulla situazione dei precari della scuola 3 mila insegnanti e 7 mila Ata che avevano un incarico a tempo determinato rimangono senza nomina
Di Menna: positive le intese Miur - Regioni
ma ritardi e burocrazia rischiano di vanificarne gli effetti
La scuola italiana funziona con 664 mila insegnanti di ruolo e 73 mila precari.
14 mila cattedre in meno del personale di ruolo non sono state coperte dal turn over e l’effetto dei tagli sul personale ha prodotto il risultato di 8.657 posti in meno nei vari ordini di scuola, per le diverse materie. Posti coperti da personale precario che, pur avendo avuto un incarico negli scorsi anni, rischia di non lavorare nell’anno in corso. Da stime fatte dalla Uil Scuola circa 3 mila insegnanti rischiano di restare senza lavoro e senza stipendio.
Insegnanti di ruolo
Insegnanti precari
2009
2010
2009
2010
678.369
664.300
81.657
73.000
- 14.069
- 8.657
Per il personale Ata il dato relativo al personale di ruolo è stabile perché le immissioni in ruolo autorizzate compensano il turn over. Gli effetti della riduzione di organico riguardano soprattutto il personale precario che fa registrare una riduzione di 18 mila posti di lavoro. Circa 7 mila persone rischiano di non lavorare questo anno.
Personale Ata - ruolo
Personale Ata - precari
2009
2010
2009
2010
166.348
166.300
64.770
46.707
- 48
- 18.063
Per gli insegnanti di sostegno c’è stato un incremento del personale. Una sentenza della Corte Costituzionale del febbraio 2010 ha abrogato la disposizione che fissava il tetto massimo di posti di sostegno attivabili a livello nazionale. Ciò ha permesso nuove nomine in deroga.
Sostegno - Insegnanti di ruolo
Sostegno - Insegnanti precari
2009
2010
2009
2010
58.300
53.848
35.316
37.944
+ 4.452
+ 2.628


La Uil: per risolvere la questione del personale precario va avviato da subito un tavolo per mettere a punto,
per tempo, le misure del prossimo anno.
Servono immissioni in ruolo, regole per il reclutamento, concorsi dove le graduatorie sono esaurite, organici pluriennali e stabili, garanzia di continuità al personale

Passare dai numeri alle persone
E’ questo il momento di verificare, in modo puntuale, quante persone, non avendo la conferma dell’incarico, rischiano concretamente di rimanere senza lavoro.
A nomine concluse – spiega Di Menna - i numeri diventano nomi e cognomi di persone che non possono essere lasciate da sole.
Gli accordi regionali: cosa prevedono le intese
Tredici regioni hanno già sottoscritto intese (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto) o erano in fase di perfezionamento degli accordi (Emilia Romagna, Sardegna). Nei giorni scorsi è stato siglato l’accordo della Regione Lazio.
Il dato che mette in relazione realtà territoriali tanto diverse è quello del ‘sostegno al lavoro’, ‘finalizzato al miglioramento dell’offerta scolastica’.
Il tratto che accomuna molte intese è la prevenzione della dispersione scolastica, l’integrazione del tempo scuola, lo sdoppiamento classi numerose, il miglioramento dell’insegnamento della matematica, delle scienze, delle tecnologie e delle competenze in letteratura, nelle lingue straniere. Nell’intesa sottoscritta in Molise si precisa la presenza di pluriclassi e tempo prolungato.
Favorire il successo scolastico riferito soprattutto a soggetti con disabilità e a rischio marginalità sociale, finalizzare l’acquisizione delle otto competenze chiave di cittadinanza, istruzione e formazione, potenziamento uso delle nuove tecnologie, dei contenuti digitali sono gli obiettivi che caratterizzano l’accordo sottoscritto in Campania. Sostenere l’obbligo di istruzione è questa una delle finalità della regione Calabria. In Piemonte si guarda anche all’accoglienza e all’integrazione culturale
Per questi obiettivi il personale che, a seguito della riduzione degli organici, non ha avuto il contratto rinnovato, viene utilizzato partendo dalle graduatorie della scuola statale.
Gli impegni finanziari
Ammonta a 50 milioni di euro l’impegno di spesa di sette regioni i cui accordi non solo sono firmati ma resi pubblici.

  • Basilicata: 6 milioni e 300 mila euro
  • Campania: 20 milioni di euro
  • Calabria: 7 milioni di euro
  • Lazio: 5 milioni di eur
  • Molise: 1 milione e 100 mila euro
  • Piemonte: 9 milioni di euro
  • Veneto: 2 milioni di euro
Un mix di misure utile e necessario

Si tratta di un sistema nuovo per la scuola – sottolinea Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola - che mette insieme strumenti e risorse di Miur, Inps e Regioni.
Un dato positivo è che sposta risorse dai bilanci regionali al personale precario come retribuzione.
Il secondo elemento di positiva innovazione deriva dal fatto che, oltre al dibattito che dura da anni, dopo la modifica al Titolo V della costituzione sulle diverse competenze dello Stato e delle regioni, su questo aspetto si registra la collaborazione istituzionale indirizzata al sostegno della qualità dell’offerta formativa del proprio territorio.
A fronte di provvedimenti utili la Uil denuncia però ritardi nella gestione e eccessiva burocrazia.
Abbiamo esperienza di regioni che hanno sottoscritto buone intese – continua Di Menna – dove sono stati stanziati i fondi, definite le finalità, ma l’intero meccanismo è partito solo a fine anno scolastico.
Bisogna considerare i tempi delle scuole – ammonisce Di Menna - le persone che restano senza incarico non possono aspettare mesi per avere lavoro e stipendio.
Procedure complesse e lacci burocratici rischiano, insomma, di vanificare gli interventi messi in atto. Per questo serve un ruolo di regia del Miur e un ruolo attivo delle regioni per il rispetto dei tempi.
La Uil propone di avviare subito un tavolo per programmare le misure per il prossimo anno. Bisogna farlo ora - commenta Di Menna – perché sia pronto per il prossimo anno. Se non si fa subito, l’esperienza ci ha già mostrato, che si fa quando è tardi.
Ogni anno assistiamo agli stessi rituali: il giro dei provveditorati, l’ansia per le nomine, le manifestazioni di protesta. La questione del personale precario della scuola impone misure per garantire la stabilità degli organici e dare continuità al personale.
La Uil sollecita un piano di immissioni in ruolo, il decreto sul reclutamento (che deve – fa notare Di Menna – accompagnare in parallelo il decreto sulla formazione iniziale), incarichi pluriennali sui posti disponibili.
__._,_.___

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domenica 7 novembre 2010

GITE D'ISTRUZIONE ADDIO. CRISI ANCHE NEL SETTORE VIAGGI

                  LA CRISI DELLA SCUOLA, TOCCA ANCHE ALTRI SETTORI! 
INSEGNANTI PRECARI CASERTA- ipcaserta@gmail.com
L'APPELLO DELLE AGENZIE DI VIAGGIO AL MINISTRO. QUESTO E' UN ARTICOLO APPARSO SU MOLTI GIORNALI.
                                 
   Gentile    
On. le Maria Stella Gelmini
Ministro dell’Istruzione, la Ricerca
e l’Università
Viale Trastevere, 76/a
00153 Roma

Gentile
On.le Maria Vittoria Brambilla
Ministro del Turismo
Via della Ferratella in Laterano, 51
00184 Roma

Egregio
Sen. Sandro Bondi
Ministro per i Beni Culturali
Via del Collegio Romano,27
00186 Roma


Roma. 25 ottobre 2010
 

Abolizione indennità di missione per i professori accompagnatori  di viaggi d’istruzione

Onorevole Ministro,
la FIAVET, quale Associazione degli Agenti di Viaggi e Turismo maggiormente rappresentativa a livello Nazionale, firmataria dei CCNL di settore, ha da sempre curato con particolare attenzione le problematiche del turismo scolastico, di cui si occupano con professionalità molti dei nostri Associati.
In tale veste FIAVET ha collaborato attivamente in rappresentanza del comparto, alla stesura dello schema di Capitolato Generale d’Oneri relativo ai viaggi d’istruzione emanato dalla Direzione Generale per l’Organizzazione dei Servizi nel Territorio del Suo Dicastero con Decreto Dirigenziale dell’11 aprile 2002, riveduto e corretto in data 20 dicembre 2002, e organizza periodici convegni sul tema, ai quali partecipano moltissimi operatori di settore e Dirigenti Scolastici.
 Recentemente, a seguito dell’ultima manovra correttiva finanziaria di questa estate, sono state abolite le indennità di missione sia in Italia che all’estero dei pubblici dipendenti. A seguito di ciò i professori degli istituti scolastici di ogni ordine e grado hanno perso i trattamenti di missione per i viaggi d’istruzione di cui alla Circ. Min. 291 del 1992, facendo sorgere aspre prese di posizione dei sindacati del corpo docente, i quali hanno pubblicamente minacciato di boicottare la partecipazione in qualità di accompagnatori dei gruppi studenteschi, nei prossimi viaggi d’istruzione dell’anno in corso.
 Poiché la presenza del docente accompagnatore è presupposto indefettibile per la possibilità di svolgimento del viaggio d’istruzione, invoco un Suo autorevole intervento che possa sopperire a tale problematica e rintracciare, unitamente agli Assessori Regionali competenti ed agli Uffici scolastici regionali ed ai Dirigenti d’Istituto delle diverse scuole nel territorio italiano, la possibilità di reperire risorse economiche e fondi che consentano di non eliminare dal piano di offerta formativa il viaggio d’istruzione che, come noto, fa parte del bagaglio di esperienza e di crescita umana e culturale di ognuno di noi.
 Ove ciò non fosse possibile, ritenendo il viaggio d’istruzione un’esperienza che non possiamo precludere ai nostri giovani ed un servizio che lo Stato non può cancellare, facendolo finire nel “tritacarne” di un provvedimento di manovra finanziaria (sebbene comprensibile e necessario, visto il noto andamento dei conti pubblici), faccio appello alla Sua sensibilità per rendersi promotrice di un emendamento che, all’interno dei provvedimenti di fine anno (c.d. decreto “omnibus” o decreto “mille proroghe”), possa correggere gli effetti della norma finanziaria già citata, al fine di consentire ai viaggi d’istruzione di essere effettuati regolarmente.
 La presente, data l’importanza generale per tutte le famiglie italiane e le diverse componenti del mondo della scuola, ha contenuto di lettera aperta e sarà divulgata agli organi di stampa al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica.
 Confidando nel Suo intervento, Le porgo i più distinti saluti.




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SCUOLA: LAVORARE DI PIU' NON CONVIENE

Se confermato il tetto agli stipendi, addio a compensi aggiuntivi
di Alessandra Ricciardi ItaliaOggi, 2.11.2010
La protesta sta montando sul territorio. Via via che passano le settimane, e vanno in cantiere le attività aggiuntive per il 2010/2011, nelle scuole si fanno i conti con quanto prevede la legge 122 di quest'anno, la manovra che ha stretto i cordoni della borsa per la spesa pubblica con una notevole incidenza sul trattamento dei travet.
Il problema è l'articolo 9 del provvedimento che, se interpretato in modo rigido, renderebbe di fatto svantaggioso per insegnanti, ma anche bidelli e amministrativi, accettare incarichi aggiuntivi rispetto allo scorso anno scolastico: perché potrebbero non avere diritto ad essere compensati. E lavorare di più per guadagnare sempre lo stesso non è nelle corde della categoria. Così si registrano i primi rifiuti alle proposte dei dirigenti, dai progetti di recupero all'apertura pomeridiana delle palestre scolastiche.
L'articolo 9 prevede che per il 2011, 2012 e 2013 il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti pubblici, «compreso il trattamento accessorio», non può superare quello in godimento nel 2010. Nella scuola esiste un trattamento accessorio, la Cia per bidelli e amministrativi e la Rpd per gli insegnanti, che hanno carattere fisso e continuativo. E poi ci sono compensi aggiuntivi, che servono a pagare prestazioni specifiche di volta in volta realizzate. Si pagano con il fondo di istituto, che a questo scopo ogni anno ha a disposizione circa un miliardo di euro.
Pacifico, alla luce dell'articolo 9, che non potranno esserci aumenti sull'accessorio fisso, che vale annualmente dai 700 euro di un Ata fino ai 3 mila di un insegnante quasi a fine carriera. Il dubbio resta sulle retribuzioni per specifiche prestazioni. Il divieto infatti, se fosse esteso anche a queste voci, comporterebbe la conseguenza che l'amministrazione chieda ai propri dipendenti prestazioni a titolo gratuito. Il caso è quello di un bidello appena trasferito in una scuola, al posto magari di un collega andato in pensione. E a cui il preside proponga di garantire, fuori dall'orario di lavoro, l'apertura e il controllo della palestra scolastica per attività sportive dei ragazzi o per manifestazioni culturali. Visto che nel passato anno scolastico non lavorava in quell'istituto, e non ha svolto dunque la mansione pomeridiana, se accettasse si troverebbe a lavorare di più ma a non poter essere pagato. Insomma, ci sarebbe un congelamento di prestazioni e compensi che rischia di pregiudicare, complice il rifiuto dei dipendenti, il normale svolgimento della vita scolastiche. Oltre a creare un contenzioso tra prof-Ata e presidi.
E così è scoppiata la corsa a chiedere chiarimenti agli uffici scolastici provinciali e regionali sul cosa fare. Risposte ufficiali al momento nessuno si azzarda a darne. Ci sono però risposte ufficiose, catalogabili in due categorie. La prima: la norma parla di trattamento complessivo, dunque riguarda tutto. E comunque, il dirigente che si espone a pagare chi non aveva già quel compenso, se non confortato da parere favorevole dell'amministrazione centrale, potrebbe vedersi richiedere il risarcimento per danno erariale. Mentre ci sono altri, è la seconda tesi, che ritengono, sempre informalmente, che il caso neanche sussisterebbe: non si tratta di accessorio ma di pagamenti per attività aggiuntive. E attività a titolo gratuito non se ne fanno. La protesta è arrivata a viale Trastevere. Per evitare di mettere dirigenti contro insegnanti e viceversa, di avere una stessa legge applicata in modo diverso sul territorio, si chiede che il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, confortata dai colleghi di Economia e Funzione pubblica, dica cosa fare. Intanto, fioccano i primi no alle proposte di progetti aggiuntivi.
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venerdì 5 novembre 2010

SEDE SINDACALE DEI COBAS A CASERTA

 COMUNICAZIONE:
A Caserta presso lo studio dell’ avv.ta  Alba  Perrotta, viale Lincoln, 77
sc. B) 3° piano,  ogni  martedì dalle ore 17.00 alle 19.00- i COBAS-scuola
attivano uno sportello di consulenza rivolto a tutti i dipendenti della
scuola.
(Info.  tel.3387403243  cobascaserta@libero.it)
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