mercoledì 31 marzo 2010

LA GELMINI CANCELLA LA RESISTENZA DAI LIBRI

 DOPO LA GEOGRAFIA, LA FURIA DISTRUTTRICE DELLA GELMINI, PORTA ALLA SCOMPARSA DELLA RESISTENZA. LA RESISTENZA, GLORIOSA PAGINA  DELLA NOSTRA STORIA, IN CUI EROICI ITALIANI HANNO SALVATO IL PAESE DALLA DITTATURA. E' VERGOGNOSO!

Sparita dai nuovi programmi dei licei.
Semplicemente non c'è. Nei nuovi programmi di storia che si studieranno dal prossimo anno nei licei non si parla di Resistenza. Così come antifascismo e Liberazione non sono neanche citati. Il buco è al quinto anno, dedicato allo studio dell'epoca contemporanea, dall'analisi delle premesse della I guerra mondiale fino ai nostri giorni. La nuova articolazione, spiegano dal dicastero di viale Trastevere, è stata dettata dalla necessità di evitare che succedesse, come spesso è successo, che non si arrivasse neanche a fare la II guerra mondiale. Troppo poco, ecco perché la commissione per la storia, presieduta da Sergio Belardinelli, ha deciso di assegnare un intero anno di studi al Novecento. Nella formulazione dei temi fondamentali, le indicazioni nazionali precisano che «non potranno essere tralasciati i seguenti nuclei tematici»: l'inizio della società di massa...«il nazismo, la shoah e gli altri genocidi del XX secolo, la seconda guerra mondiale, la guerra fredda (il confronto ideologico tra democrazia e comunismo), l'aspirazione alla costruzione di un sistema mondiale pacifico (l'Onu), la formazione e le tappe dell'Italia repubblicana».
Si passa poi alla formazione dell'Unione europea e agli Usa, «potenza egemone, tra keynesismo e neoliberismo», senza tralasciare «il rapporto tra intellettuali e potere politico», da affrontare in modo interdisciplinare. A differenza dei vecchi programmi, parole come antifascismo, Resistenza, Liberazione sono sparite. «Nessuna operazione di rimozione», dice a ItaliaOggi Max Bruschi, consigliere del ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, e presidente della cabina di regia sulle indicazioni nazionali dei licei. «I programmi hanno individuato alcuni nuclei fondamentali lasciando grande libertà alle scuole, ai docenti. Quando parliamo di seconda guerra mondiale e della costruzione dell'Italia repubblicana per noi è evidente che è inclusa la Resistenza». Eppure sulla Shoah, per esempio, si precisa che lo studio deve ricomprendere anche gli altri genocidi, una precisazione che manifesta una sensibilità storica e politica sui cui non si è disposti ad affidarsi all'autonomia e alla bravura dei docenti. «La Shoah è un unicum, poi ci sono altri genocidi su cui non si può far finta di niente. Ciò non toglie, sull'altro fronte, che la Resistenza è un valore imprescindibile, mai pensato di declassarla». Il punto è che un elenco di fatti significativi di un periodo può facilmente essere accusato di parzialità se non li cita tutti. «Il nostro non è un elenco esaustivo e prescrittivo, abbiamo solo indicato macrotemi», dice Bruschi. Che nega che possa esserci il rischio che la Liberazione finisca per essere liquidata in due righe e la lotta partigiana magari in una nota. «Che esagerazione, non c'è nessun rischio di questo tipo. Ma se il fatto che nei programmi non c'è la parola Resistenza è un problema, allora... possiamo sempre reinserirla», ribatte.
I programmi infatti non sono ancora definitivi. Genitori, insegnanti e associazioni possono dire la loro alla Gelmini sul forum dell'Indire. C'è tempo fino al 22 di aprile.

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domenica 28 marzo 2010

MERITO E DEMERITO SECONDO BRUNETTA


FONTE COBAS
PUBBLICATO SULLA GAZZETTA UFFICIALE I CRITERI PER IL MERITO DEI DOCENTI, LEGATO ALL'AUMENTO DEGLI STIPENDI.  ASSOLUTAMENTE VERGOGNOSO.

a) il venticinque per cento del personale è collocato nella fascia di merito alta, alla quale corrisponde l’attribuzione del cinquanta per cento delle risorse destinate al salario accessorio collegato alla performance individuale;

b) il cinquanta per cento è collocato nella fascia di merito intermedia, alla quale corrisponde l’attribuzione del cinquanta per cento delle risorse destinate al trattamento accessorio collegato alla performance individuale;

c)il restante venticinque per cento è collocato nella fascia di merito bassa, alla quale non corrisponde l’attribuzione di alcun trattamento accessorio collegato alla performance individuale;

d)sono previste deroghe alla percentuale del venticinque per cento in misura non superiore a cinque punti percentuali in aumento o in diminuzione, con corrispondente variazione compensativa delle percentuali.

Le fasce dei livelli Medio e Alto si divideranno tutto quanto disponibile come incentivo. 50% a disposizione del 25% dei “Bravissimi” e l’altro 50% per il restante 50% dei “Bravi”.

E poiché per salario accessorio non si intende solo quanto oggi percepito attraverso il Fondo d’Istituto, ma anche l’integrazione stipendiale già presente in busta paga con chi rientra in terza fascia non solo non accede agli incentivi ma sarebbe anche penalizzato con una riduzione di stipendio rispetto a quanto precedentemente percepito in busta paga.!!!
Dunque si toglierà ad alcuni e si distribuirà ad altri, ma entrare in gioco saranno anche le Progressioni di Carriera ed Economiche non saranno più automatiche, in base all’anzianità di servizio ma andranno di pari passo con la suddivisione in fasce. Le otterrà chi per 3 anni consecutivi o 5 anni non consecutivi è rientrato in 1^ fascia.

Come è facile intuire il DS e il DSGA avranno nelle loro mani tantissimo potere che deriverà loro soprattutto dal fatto che spetta loro stabilire i criteri di gestione e di effettuare le singole valutazioni per riconoscere meriti e demeriti (v. art. 37). Avranno così piena autonomia nella gestione delle risorse umane nella distribuzione del salario accessorio, e nella conseguente gerarchizzazione del personale. Saranno controllori, ma, a loro volta, anche controllati, avranno infatti anche loro un 25% appartenente alla fascia 3^, e se non raggiungeranno gli standard richiesti con miglioramenti e risparmi incorreranno in sanzioni.


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giovedì 25 marzo 2010

ALTRI DISOCCUPATI: GLI ADDETTI ALLE PULIZIE

"La politica del fare" (danni), ancora una volta fa disoccupati. Ora è la volta degli addetti alle pulizie nelle scuole. Rischiano il licenziamento altre cinquemila persone. Gli ulteriori taglia alla scuola, oltre a creare altra disoccupazione e sofferenza, porta con sè il rischio della chiusura della scuole statali, dove a questo punto non è assicurata igienicità e pulizia dei locali, dove rischiano la salute tanti bambini, ragazzi e personale docente e ata.
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mercoledì 24 marzo 2010

I PENSIONAMENTI NON COMPENSERANNO I TAGLI

Da Orizzontescuola

I pensionamenti non copriranno i tagli previsti. Una vera e propria doccia fredda sul capo dei precari. Per il personale ATA non verrà coperto neppure il 50% dei tagli.
Se i dati verranno confermati i pensionamenti saranno 5.812 per il personale Ata e 19.655  per i docenti, compresi i 1.000 del "pensionamento forzoso" dei docenti con 40 anni di contribuzione.
 Mentre i tagli  prevedono una diminuzione di 25.600 docenti e 15.256 Ata.
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martedì 23 marzo 2010

EMERGENZA PRECARI

DA CPS

A CASERTA SOTTOSCRIVIAMO L'APPELLO
 

Se quest´anno sei riuscito a lavorare a stento sappi che il prossimo anno si prospetta drammatico.
Siamo di fronte al più grande licenziamento di massa della storia della repubblica italiana.

In 3 anni perderemo il lavoro in 132.000 (dati Miur) .
Già quest´anno abbiamo perso il posto in 87.000 tra docenti e personale Ata.
Non importa quanti anni tu abbia lavorato, non importa la tua posizione in graduatorie e i tuoi titoli.
Altro che immissioni in ruolo! Nel nostro futuro c´è la disoccupazione.
 siamo tanti e siamo.... arrabbiati.
Contattiamoci Contiamoci Organizziamoci

Prestiamo il nostro impegno attivo a tutela dei nostri diritti
e della qualità della scuola pubblica statale.

Nessuno di noi può chiamarsi fuori.
Siamo ancora in tempo per fermare questo scempio.

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venerdì 19 marzo 2010

Nuove superiori, spuntano le classi di concorso “atipiche” anti-soprannumerari

Un insegnante di ruolo potrà accedere a più classi di concorso: l’assegnazione potrà essere decisa dall’istituto. Le ore da decurtare in II, III e IV verranno saranno invece stabilite dal Miur. Resi noti i pensionamenti: in tutto 25.000. Un disavanzo rispetto ai tagli di 15.000 unità. Che fa paura.

Continua il polemico tam tam dei sindacati contro la prova di “forza” del ministero dell’Istruzione di introdurre la riforma delle superiori già dal prossimo anno scolastico: stavolta lo sconcerto è giunto durante l’ultimo incontro tenuto al Miur specificatamente per avere chiarimenti sull'organico dei docenti e sui provvedimenti attuativi dei nuovi regolamenti della scuola secondaria.
La prima notizia, sinora non prevista, è che anche nelle prime classi, per le quali entrerà in vigore la riforma, dovrebbero continuare ad essere utilizzate le attuali classi di concorso: la complessità delle procedure, a fronte dei pochi mesi rimasti prima della loro attuazione, avrebbero convinto viale Trastevere a rinviare la definizione delle nuove classi concorsuali al 2011. Significativo, in tal senso, che le bozze di “confluenza” delle attuali classi e le nuovi siano ancora provvisorie.
Nel frattempo accadrà che molti insegnamenti saranno definiti "atipici": ciò consentirà, soprattutto in vista dei soprannumerari che la riforma genererà sin da subito all’interno di ogni istituto superiore, ad un insegnante di un disciplina di accedere a più classi di concorso. Un esempio classico, in questo senso, è quello dei docenti di trattamento testi, afferenti alle classi di concorso 75/A e 76/A, negli istituti tecnici e professionali: essendo la classe da anni in “sofferenza” ed in previsione del fatto che la riforma accentuerà questa tendenza, il Miur ha stabilito che gli abilitati in queste materie possano accedere all’insegnamento dell’informatica (prevista nel nuovo biennio delle superiori).
L’ultima parola, su quale materia assegnare il docente senza più cattedra, spetterà al singolo istituto. La decisione del Miur non ha trovato d’accordo la Flc-Cgil, secondo cui “le "atipicità" sono già state adottate negli scorsi anni per vari indirizzi sperimentali e spesso hanno determinato contenzioso e discrezionalità”.
Ed anche la Gilda è stata molto critica: “regna ancora – ha detto il leader Rino Di Meglio - il caos totale sul futuro del secondo ciclo di istruzione: non si sa quali saranno i nuovi corsi riformati, quante le ore di lezione, quanti docenti saranno impiegati e quali programmi verranno adottati. E nel frattempo la prossima riunione è stata fissata per il 31 marzo, forse per lo scambio degli auguri pasquali”.
Per quanto riguarda la decurtazione oraria nelle II, III e IV dei Tecnici (che da 34 scenderanno a 32 ore) e nelle II e III dei Professionali (ridotte da 36 a 34), dal Ministero è stato chiarito che gli istituti non dovranno far nulla: sarà lo stesso Miur a comunicare, probabilmente con la circolare sugli organici, anche se i sindacati premono per una nota immediata, le materie dove i dirigenti dovranno mettere mano tagliando un’ora settimanale (come previsto dai regolamenti attuativi non verranno comunque toccate le materie fino a tre ore settimanali).
Durante l’incontro il Miur ha fornito un po’ di numeri definitivi: i pensionamenti del prossimo anno saranno 5.812 Ata e 19.655 docenti (di cui circa 1.000 conseguenti al pensionamento forzoso del personale con 40 anni di contribuzione). Una quantità inferiore, di circa 15.000 unità, ai posti che spariranno per effetto della Legge 133/08 - 25.600 docenti e 15.256 Ata - e che quindi, ha concluso amaramente la Cisl Scuola, “non è in grado di compensare i ‘tagli’ programmati per il prossimo anno”. Per i precari si annuncia un’altra annata di passione.
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mercoledì 17 marzo 2010

UNA RIFORMA DA BRIVIDI

IL FATTO QUOTIDIANO -

La defraudata scuola superiore si sta svegliando con appelli dei docenti che chiedono lo spostamento di un anno dell’entrata in vigore della legge e altri che reagiscono

di Marina Boscaino

Devo educare i miei figli per vivere in un Paese civile o per vivere in Italia?: domanda non oziosa. Sabato, piazza del Popolo, uno dei tanti striscioni, un bel pomeriggio di democrazia, speranze, promesse.
Tra due settimane si chiudono le iscrizioni e le famiglie iscriveranno i figli nella prima classe di una scuola che non c'è. Infatti la riforma della superiore non è ancora legge e  giuridicamente  in Italia vigono ancora i vecchi ordinamenti: assenza di procedure legittime, dunque, e una serie di conseguenze.

L'ostinazione a far partire da settembre una riforma priva di riferimenti legislativi non è un progetto culturale, ma economico: più precisamente, risiede nella Finanziaria 2009, che determina una serie di tagli che non possono essere evitati, pena il fallimento della cura da cavallo per la scuola, che ci fu annunciata nell'estate 2008 e che si sostanzia in 7,6 miliardi di euro in meno tra il 2009 e il 2011. Rimandare è impossibile.

La persuasione mediatica agisce non solo dai Tg. Fate un giro sul sito del ministero: troverete un accattivante vademecum per studenti e famiglie, che racconta la riforma epocale, contravvenendo al principio di realtà, legittimità e soprattutto responsabilità civile e politica. Il profluvio di opuscoli che illustrano il nulla è incessante (ricordiamoci poi di chiedere il costo dell'operazione a chi ha tagliato 140.000 posti di lavoro). Parole che inverano realtà inesistenti: nel mondo vero, quello dei tagli, dell'edilizia scolastica fuorilegge, quello del miliardo di debito con le scuole italiane, che il ministero ha già annunciato che non verrà mai refuso, quello che precarizza esistenze a getto continuo, la musica è ben diversa dalle immagini patinate e rassicuranti: è il caos più completo, con le scuole che si vedranno costrette ad organizzare la proposta formativa e a fare i conti con il taglio delle cattedre e con il soprannumero degli insegnanti dopo la chiusura delle iscrizioni, ammesso che la Corte dei Conti non sollevi questioni e che Napolitano firmi. Quando cioè, secondo la legislazione (ancora) vigente, il testo sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e sarà legge.

Intanto la scuola superiore  che finora ha svogliatamente e colpevolmente solo assistito alla costruzione della propria distruzione  si sta svegliando: mozioni di collegi docenti che chiedono lo spostamento di un anno dell'entrata in vigore della riforma; altri che decidono di agire nella legalità e proporre gli ordinamenti ancora in vigore; comitati misti, docenti-studenti-genitori che organizzano contro-informazione, presìdi permanenti che coinvolgono anche le elementari, vittime fresche della prima ondata di tagli selvaggi.
L'avvio del riordino senza la conclusione dell'iter previsto comporta il modo improvvisato e dilettantesco con cui stanno riempiendo quell'abominio sociale, giuridico, economico e culturale che chiamano riforma. Manca il regolamento sulle classi di concorso, che verranno rivoluzionate, e che è ancora ben lontano dall'essere approvato: in sostanza le materie e i titoli che si devono avere per insegnarle.
La CM 18/2 che dà avvio alle iscrizioni è priva di presupposti legislativi, come si è detto inesistenti, essendo stata emanata prima dell'adozione definitiva dei regolamenti.

È per questo che la Cgil ha inoltrato ricorso al Tar del Lazio. La riforma viola l'autonomia delle scuole, alle quali vengono assegnati i nuovi indirizzi in modo automatico dal MIUR, senza che abbiano potuto presentare all'USR e alla Regione le loro motivate proposte, invadendo le competenze sulla definizione del piano dell'offerta formativa territoriale, prerogativa di provincia e Regione, mettendo in discussione il necessario legame fra scuola e ambito sociale in cui opera. Lo scippo di competenze perpetrato dal ministero ai danni delle regioni potrebbe essere oggetto di ricorso da parte, al momento, di Emilia Romagna, Marche, Piemonte e Toscana. Mancano gli obiettivi di apprendimento e moltissimo ancora. Solo quadri orario: questa è la loro riforma. Che vuol dire unicamente taglio, circa il 10% di tempo scuola in meno, con i conseguenti posti di lavoro.
Dismessi pedagogia, didattica, cultura, cittadinanza, emancipazione. Non dobbiamo stancarci di ripetere: tutti devono sapere quello che sia sta facendo, e come, alla scuola della Costituzione.

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martedì 16 marzo 2010

RIFORMA GELMINI: ALTRI DISOCCUPATI NELL'EDITORIA

 DA IL MESSAGGERO
TORINO - "Stiamo andando sul trapezio senza rete". Ulisse Jacomuzzi, che di mestiere stampa libri scolastici attraverso la sua Sei e che è anche presidente del gruppo degli editori del settore, usa una metafora.
 

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Lui e i suoi colleghi hanno dovuto giocare d'azzardo sul prossimo anno scolastico. Perché i testi dei ragazzi che, a settembre, faranno prima superiore li hanno preparati alla cieca: il riordino della secondaria di secondo grado è partito, gli istituti stanno raccogliendo le iscrizioni, ma cosa dovranno effettivamente studiare gli alunni ancora non si sa, perché i programmi dell'anno prossimo paiono essersi persi nei meandri del ministero dell'Istruzione. "Prima ci hanno detto che erano pronti a metà ottobre, poi a fine ottobre, poi a novembre. Ora siamo a metà marzo e ancora non ne sappiamo nulla", spiega Michele Lessona, presidente di De Agostini Scuola. Solo ieri sono uscite le bozze delle indicazioni nazionali per il sistema dei licei, che saranno oggetto di una vasta consultazione e poi verranno riesaminati - eventualmente corretti - da un'apposita commissione per la redazione definitiva.

Eppure i libri scolastici hanno bisogno di tempo per essere pensati, scritti, impaginati e stampati in tempo per finire a maggio nelle mani dei professori che decideranno se adottarli o meno. Gli editori hanno dovuto prepararli in autunno e poi giocare d'astuzia. Orecchie dritte per captare indiscrezioni provenienti da viale Trastevere, giri di telefonate tra colleghi. Marco Griffa, amministratore delegato della Loescher, ha puntato sull'interpretazione dei quadri orari: "Alcuni sembravano ispirati alla riforma Moratti, altri al periodo Fioroni, così abbiamo seguito un po' le indicazioni dell'epoca. Ma il rischio industriale non è indifferente".


Il motivo lo spiega il presidente Jacomuzzi: "Se prima nel biennio c'erano tre ore di fisica e da settembre ne restano solo due, è chiaro che i programmi cambiano. Su alcune materie, come l'italiano, è presumibile che le nostre proposte possano funzionare, sulle materie scientifiche no. Così ognuno si è attrezzato. Ora noi i libri li stiamo pubblicando, ma quanto saranno effettivamente aderenti alle esigenze dei docenti resta da verificare".
Un esempio: il corso di storia del primo biennio si chiude all'anno Mille o al Quattordicesimo secolo? O ancora, l'accorpamento di storia e geografia implica due voti e due libri separati oppure no? Senza contare le materie nuove: le "scienze integrate" le insegna il professore di chimica o quello di fisica? E soprattutto: serve un libro unico? "Per avere indicazioni chiare - dice Lessona - avremmo avuto bisogno di informazioni definitive al più tardi ad aprile dell'anno scorso mentre è probabile che non sapremo nulla di definitivo ancora per un po'. In Polonia hanno attuato un riordino simile e di mesi di preavviso ne hanno dati diciotto".

In ogni caso, gli editori scolastici ci hanno provato. Molti faranno dei libri sbagliati, i professori li ignoreranno e loro saranno costretti mandarli al macero. E i 30 mila dipendenti del settore tremeranno per il timore di perdere il posto. Una situazione che Lessona sintetizza così: "E come se io producessi un'auto a sei ruote e, il giorno prima di aprire i mercati, mi dicessero che avrei dovuto farla con quattro. Significa che nelle nostre aziende decine di persone hanno lavorato per nulla e che abbiamo buttato il denaro investito nel lavandino". Anche perché per i docenti delle superiori è sempre in vigore l'obbligo di adottare lo stesso libro di testo per sei anni consecutivi. "Vuol dire - commenta l'ad della Loescher, Griffa - che, per l'editore che lo azzecca, il libro dura sei anni e gli altri rimangono senza mercato. Questo ritardo nei regolamenti indubbiamente creerà crisi nel nostro settore". 
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venerdì 12 marzo 2010

DOCENTI CON CONTRATO A T.I. DEPENNATI DALLE GAE

Con il D.D.G. dell'11/03/10 si dà attuazione al depennamento automatico dalle GaE di tutti i docenti già in possesso di contratto a T.I. per qualsiasi tipologia d'insegnamento, secondo quanto previsto dalla Legge 167/09.
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martedì 9 marzo 2010

SCADENZE DI MARZO

VI RICORDO CHE ENTRO IL 31 MARZO BSOGNA PRESENTARE LA DOMANDA PER USUFRUIRE DELL'INDENNITA' DI DISOCCUPAZIONE (REQUISITI RIDOTTI).


UN'ALTRA SCADENZA: VI SONO ANCORA POCHI GIORNI PER REGISTRARSI ONLINE PER AVERE IL CEDOLINO ELETTRONICO. VI RICORDO CHE E' OBBLIGATORIO PER TUTTI, ANCHE GLI INCARICATI.
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domenica 7 marzo 2010

SCIOPERO DEL 12: RIVENDICAZIONI COBAS

CON GRANDE PIACERE PUBBLICHIAMO LE RIVENDICAZIONI DEI COBAS. TUTTE RIVENDICAZIONI CHE SOTTOSCRIVIAMO E CONDIVIDIAMO. UN SOLO SCIOPERO QUELLO DEL 12, DUE RIVENDICAZIONE; QUELLE DEI COBAS E DELLA CGIL. DUE IMPORTANTI INIZIATIVE. L'IMPORTANTE E' ESSERCI E IN TANTI. TUTELIAMO QUESTI SINDACATI, CON LA NOSTRA PRESENZA, CHE ANCORA CI DIFENDONO.

DIFENDIAMO LA SCUOLA PUBBLICA E IL NOSTRO POSTO DI LAVORO DALLA MANOVRA TREMONTI-GELMINI-BRUNETTA
 SCIOPERIAMO VENERDI’ 12 MARZO
  • no al il decreto “ammazza precari”, assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari/e, parità di trattamento economico e normativo tra il personale a tempo determinato e indeterminato, per evitare che il poter pagare meno un docente e ata precario renda conveniente la precarietà selvaggia nella scuola;
  • Contro i tagli e l’immiserimento della scuola pubblica;
  • Per il ritiro dei tagli agli insegnanti di sostegno, come sancito da recente sentenza della Corte Costituzionale;
  • per il ritiro della “riforma” delle superiori;
  • contro il decreto Brunetta, il disegno di legge Aprea, la gerarchizzazione nella scuola;
  • perché l’obbligo scolastico venga innalzato e non abbassato a 15 anni;
  • per forti investimenti nella scuola pubblica;
  • per la democrazia sindacale nelle scuole e la restituzione a tutti del diritto di assemblea.


Manifestazione nazionale della scuola
Roma- Piazza della repubblica ore 10.00 fino al Ministero dove si avvierà con il movimento dei precari e con gli studenti un assedio permanente del ministero stesso.  
In testa al corteo del 12 Marzo ci saranno i/le precari/e, che in questi mesi si sono battuti coraggiosamente in difesa della scuola pubblica, della qualità dell’insegnamento e del loro posto di lavoro.

PRECARI COBAS SCUOLA
__._,_.___
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SCIOPERO DEL 12 MARZO: RIVENDICAZIONI CGIL

MOLTO VOLENTIERI PUBBLICHIAMO IL VOLANTINO DELLA FLCCGIL SULLO SCIOPERO DEL 12 MARZO. UNO SCIOPERO IMPORTANTE PER PRECARI E NON.

Venerdì 12 marzo 2010
LAVORO FISCO CITTADINANZA
SCIOPERO GENERALE
CAMBIARE SI PUO'
FERMARE I LICENZIAMENTI
PIANO NAZIONALE PER RICERCA, FORMAZIONE E MEZZOGIORNO
ESTENDERE GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI E STABILIZZARE
I PRECARI NEL LAVORO PUBBLICO
UN FISCO PIU' EQUO
PRIMA ALIQUOTA AL 20%
COMBATTERE L' EVASIONE E TASSARE LE RENDITE
COMBATTERE LA POVERTA'. UNA PRIMA RISPOSTA: 500 EURO PER IL 2010
CITTADINANZA, LOTTA ALLA SCHIAVITU'
REGOLARIZZARE I LAVORATORI MIGRANTI, SOSPENDERE LA BOSSI-FINI,
ABOLIRE IL REATO DI CLANDESTINITA'
IUS SOLI: DIRITTO DI CITTADINANZA PER I NATI NEL NOSTRO PAESE
DIFESA E RINNOVO DEI CONTRATTI NAZIONALI DEI LAVORATORI E
DELLE LAVORATRICI PUBBLICHE
CONTRATTI, FAR CRESCERE I SALARI
SERVIZI PUBBLICI DI QUALITA'
ABOLIZIONE DELLA CONTRORIFORMA BRUNETTA CHE COLPEVOLIZZA
IL LAVORO E NON MIGLIORA I SERVIZI E DEL DECRETO RONCHI
CHE PRIVATIZZA I SERVIZI PUBBLICI LOCALI
DIGNITA' E TUTELA DEL LAVORO DIPENDENTE
ABOLIZIONE DEL “DDL LAVORO” PER DIFENDERE L'ART. 18
PER QUESTO I LAVORATORI E LAVORATRICI
DEI SERVIZI PUBBLICI SCIOPERANO PER
L'INTERA GIORNATA O TURNO DI LAVORO
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sabato 6 marzo 2010

LA GELMINI ANCORA UNA VOLTA PRENDE IN GIRO DOCENTI E FAMIGLIE

Nuovo post di Marco Galice

C’è qualcosa che rasenta il sadismo nella politica scolastica portata avanti dal Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini e nella provocatoria imperturbabilità con cui propaganda le sue azioni di governo tutte tese al bene dell’istruzione collettiva. Sempre serafica nel replicare che non sta tagliando risorse alla scuola pubblica italiana ma le sta semplicemente “razionalizzando”, sempre eterea nel rassicurare che la scuola pubblica italiana gode di ottima salute, sempre celestiale nel negare che migliaia di docenti hanno perso il proprio posto di lavoro in seguito alla mannaia delle Finanziarie targate Tremonti, la competente Ministra ha voluto nei giorni scorsi stupire ancora presentando in pompa magna l’ultimo mirabile progetto varato dal suo Ministero, come sempre all’insegna dell’innovazione e della qualità didattica: una task force contro la dislessia. Si tratta di due progetti messi in campo dalla Fondazione Telecom Italia e dall’Associazione Italiana Dislessia, guarda caso due enti privati, a cui il Ministero della Pubblica Istruzione ha accordato la propria sponsorizzazione e collaborazione sottoscrivendo un protocollo d’intesa. Nello specifico i due progetti in questione prevedono un percorso di diagnosi e cura della dislessia nelle scuole italiane e la formazione di 6.000 insegnanti “di riferimento” in grado di aiutare gli alunni dislessici. Secondo gli studi effettuati sarebbero infatti circa 350.000 gli studenti delle scuole italiane interessati da questa disabilità che, come noto, si produce in difficoltà di linguaggio e, come immediata conseguenza, anche di scrittura con la successiva disgrafia. Interesse prioritario del Ministero, come ha spiegato la Gelmini, è appunto quello di aiutare questi ragazzi, soprattutto perché una diagnosi precoce e una dovuta assistenza consentono il più delle volte ai ragazzi afflitti dalla dislessia di superare con successo questa patologia. Non sarà comunque il Ministero ad impiegare i fondi necessari all’attuazione di questi due progetti ma l’ente privato della Fondazione Telecom, che ha già stanziato una cifra di 1,5 milioni di euro da impiegare in tre anni. Al di là dei leciti dubbi che potrebbero sorgere sulla contropartita prevista per la Fondazione, essendo difficile ipotizzare che investa 1,5 milioni a fondo perduto, e sul significato di “insegnanti di riferimento” che appaiono figure al momento astratte e indefinibili (docenti interni alle scuole? Docenti di sostegno già abilitati? Personale esterno?), tutte le perplessità potrebbero immediatamente svanire di fronte al fine pedagogico del progetto e all’obiettivo di alto valore didattico proclamato dal Ministro Gelmini. Alla quale però, chissà perché, è sfuggito un clamoroso particolare che ovviamente si è ben guardata dal ricordare ai cronisti: dal corrente anno scolastico, proprio per sua decisione, la dislessia non è più riconosciuta nelle scuole pubbliche italiane come disabilità e dunque agli alunni dislessici da quest’anno sono stati privati dell'insegnante di sostegno. Quei 350.000 ragazzi da lei citati, in definitiva, sono stati abbandonati per suo stesso volere, ovviamente per risparmiare. Questa vergognosa decisione, passata sotto silenzio a settembre 2009 e che testimonia le reali e drammatiche conseguenze dei tagli all’istruzione pubblica, naturalmente non è stata sottaciuta solo dalla Gelmini ma anche da pressoché tutti i giornali e telegiornali che hanno propagandato la sua innovativa task force anti dislessia. E di fronte a questo silenzio c’è da poco da commentare. La sensazione di una ennesima colossale presa in giro e derisione di studenti, insegnanti e famiglie da parte del Governo toglie quasi le parole. E sotterra chissà dove il senso del pudore dei Ministri.
Marco Galice
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giovedì 4 marzo 2010

Carissimi,
vi invito a visitare il mio nuovo blog che farà da traino alla mia candidatura alla regione Campania. Potete trovare tutte le notizie e gli stati d'animo.
Grazie
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mercoledì 3 marzo 2010

FORMAZIONE INIZIALE DE DOCENTI: IL DESTINO DEI NEOLAUREATI

Fabrizio Foschi, il Sussidiario 3.3.2010

La lunga storia del decreto sulla formazione iniziale dei docenti è all’epilogo? Forse sì, forse no. Certo l’attesa dei circa 40mila insegnanti laureati non abilitati e precari non abilitati si fa angosciosa dopo che il Consiglio di Stato ha deliberato la sospensione del parere sullo schema di regolamento che ordina la materia.

Ora si attende il parere definitivo dell’organo amministrativo, in seguito alle controdeduzioni che ipotizziamo già trasmesse dal Miur concernenti, come il Consiglio di Stato chiedeva, la riscrittura di alcuni passaggi non risolutivi e il chiarimento su due punti del documento, questi sì determinanti: la questione, richiamata dall’art. 15 del testo del regolamento, relativa al riconoscimento del servizio già prestato o in via di espletamento nella scuola (il Consiglio Nazionale della pubblica istruzione con suo parere del 22 giugno 2009 aveva insistito perché fosse consentita una fase transitoria costituita da un anno di Tirocinio Formativo Attivo e auspicato come titolo di accesso al TFA il servizio prestato per almeno un biennio presso le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione) e, secondo, in riferimento all’art. 16, il tema dei costi dei nuovi percorsi abilitanti, che il Miur vorrebbe organizzare «con i proventi derivanti dal pagamento delle tasse e dei contributi a carico dei corsisti», mentre per il Consiglio di Stato la copertura sarebbe da assicurare anche con altri criteri.

Comunque si risolva la faccenda (si auspica bene, ovviamente), stupiscono non poco i tempi resisi necessari per i passaggi politico-istituzional-amministrativi dello schema di regolamento.

Il Gruppo di Lavoro per la Formazione degli Insegnanti, presieduto da Giorgio Israel, fu istituito (è d’uopo usare il passato remoto) con DM nel luglio 2008 e lavorò per circa un anno. La proposta della commissione fu resa pubblica intorno al febbraio/marzo 2009: a quella data risalgono le delibere delle Conferenze dei Presidi di Scienze della Formazione; dei Presidi di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali; dei Presidi di Lettere e Filosofia.

Addirittura l’ultimo organismo citato insisteva nella sua deliberazione sul fatto che: «senza ulteriori ritardi, che non potrebbero essere compresi e giustificati dai nostri laureati e studenti, in quanto lesivi delle loro legittime aspettative, possa essere attuato il tirocinio che avvia il processo formativo degli insegnanti».

In seguito, risulta che la relazione dell’Ufficio Legislativo con la quale il MIUR ha chiesto il parere del Consiglio di Stato sullo schema di regolamento è del 17 dicembre 2009. La comunicazione dell’organo di giustizia amministrativa, sospensiva del parere definitivo, corrisponde infine all’adunanza di Sezione del 18 gennaio 2010.

Dalla conclusione dei lavori della commissione ad oggi è trascorso un anno certamente impegnativo per chi governa la scuola (è stata approvata una riforma della scuola superiore), ma non altrettanto ricco di soddisfazione per chi aspetta di sapere su quale strada incamminarsi professionalmente dopo l’abolizione delle SSIS.

Siamo ormai allo scorcio di un altro anno scolastico, mentre gli anni accademici stanno volgendo anch’essi dalle lezioni alla sessione degli esami.

Non sono poche le incombenze che lo schema di regolamento assegna alle università e alle scuole autonome. Si tratterebbe, per le università, di istituire i nuovi corsi di laurea magistrale (il ciclo unico per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria e il biennio specialistico per gli insegnanti della scuola secondaria di I e II grado) «con il concorso di una o più facoltà dello stesso ateneo ovvero, sulla base di specifica convenzione, con il concorso delle facoltà di più atenei o in convenzione tra facoltà universitarie e istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica».

Da parte del Miur si dovrebbero programmare gli accessi sulla base della programmazione regionale del fabbisogno di docenti (maggiorato del 30 per cento). Poi dovrebbero essere predisposte le prove di accesso ai corsi e infine, in collaborazione con gli istituti autonomi, il tirocinio formativo attivo.

Senza accennare alle varie tipologie di tutoraggio, occorre considerare, inoltre, il tempo necessario per predisporre urgentemente quella parte di tirocinio da svolgere presso le istituzioni scolastiche (475 ore, pari a 19 crediti formativi) nel caso si voglia dare corso alla transitorietà da molte parti augurata (previo accreditamento delle scuole e decisione coerente sull’ipotesi del riconoscimento del servizio già effettuato).

E dietro a tutto, l’incognita delle nuove classi di concorso, il cui regolamento sta faticosamente seguendo il suo iter.

Insomma, un piccolo mare di problemi che rischia di diventare l’oceano di una perigliosa navigazione a scapito degli aventi diritto ad una prospettiva post-laurea. Se possibile, inviamo il nostro telegramma: «Per progresso s’intende più la velocità che la direzione» (da Thornton Wilder).
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lunedì 1 marzo 2010

AUMENTI ALUNNI PER CLASSE

Aumenta il limite massimo di alunni per classe, e la qualità diminuisce

Il regolamento per la razionalizzazione della rete scolastica (DPR 81/2009) ha previsto anche l’innalzamento dei limiti minimi e massimi per la formazione delle classi. In prima applicazione, per il 2009-10 è stato applicato soltanto l’innalzamento dei minimi, mentre il numero massimo verrà applicato dal prossimo anno scolastico. L’imminente disposizione ministeriale sugli organici terrà conto certamente di questa norma, con l’effetto di ridurre il numero delle classi del primo anno di corso e, conseguentemente, di risparmiare sugli organici del personale docente.


Va sottolineato che mentre l’elevamento del numero minimo di alunni non incide sulla qualità del servizio, quello del numero massimo sì, e negativamente, dal momento che nelle stesse aule ci saranno più alunni, e ogni insegnante dovrà quindi seguire più ragazzi.

Nelle sezioni di scuola dell’infanzia statale il numero minimo era già passato lo scorso anno da 15 a 18 bambini; il numero massimo passerà dal prossimo settembre da 25 a 26 bambini. In caso di più sezioni nella stessa scuola il numero massimo, già fissato a 28, passerà a 29 bambini.

Nella scuola primaria il numero minimo per costituire una classe era già passato l’anno scorso da 10 a 15 alunni. Dal prossimo settembre il numero massimo passerà da 25 a 26, elevabile a 27. Nei comuni montani, piccole isole e territori con minoranze linguistiche il minimo è confermato a 10.

Le pluriclassi, già costituite da non meno di 8 alunni (prima erano 6), da settembre potranno avere non più di 18 alunni (prima il limite massimo era fissato a 12).

Nelle prime classi della secondaria di I grado, dove il numero minimo l’anno scorso era salito da 15 a 18 alunni, il numero massimo passerà da 25 a 26, elevabili fino a 27 alunni.

Le prime classi delle superiori saranno costituite, di norma, da almeno 27 studenti (prima erano 25).

L’innalzamento del numero massimo di alunni superiore ai 25 per classe, oltre ad incidere sull’efficacia dell’azione didattica soprattutto ai livelli scolastici inferiori, pone un problema di rispetto delle norme di sicurezza, secondo quanto previsto dalle norme antincendio.
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