venerdì 19 novembre 2010

CON I LICENZIAMENTI LA GELMINI INTRODUCE IL MERITO

Sperimentazioni al via. Pronto il decreto sul ripristino degli aumenti per anzianità di servizio
Ecco l'ultimo scatto della Gelmini
Premi a prof e scuole migliori, su base volontaria e per merito
 di Alessandra Ricciardi  
Prima di andar via, recupero degli scatti di anzianità e avvio del merito. Che Mariastella Gelmini sia ormai proiettata verso nuovi ruoli, più vicini alla gestione del partito che non al ministero dell'istruzione, lo si intuisce anche dal tenore dei comunicati stampa che giungono da viale Trastevere.
Intanto, però, ieri ha portato a casa in un colpo solo due risultati (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi del 9 novembre): ripristino in busta paga degli scatti di anzianità, congelati per il 2010-2012 dalla manovra correttiva dei conti pubblici. E contestuale avvio di due sperimentazioni per valutare il merito degli insegnanti e delle scuole: i migliori avranno una sorta di 14esima mensilità. Ieri l'annuncio ufficiale ai sindacati che hanno risposto positivamente, con qualche distinguo della Cgil, all'appello di coniugare esperienza e merito in nuovo percorso concordato di carriera professionale. La fonte di finanziamento per scatti e valutazione è sempre la stessa, quel 30% dei risparmi realizzati grazie ai tagli agli organici, che nel 2010 vale circa 360 milioni di euro. Di questi, 320 andranno a pagare gli scatti, come prevede un decreto Istruzione-Economia in via di ufficializzazione. Per insegnanti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo, circa un milione di dipendenti, sono ad oggi l'unico criterio di progressione degli stipendi, a parte il recupero dell'inflazione. Valgono dai 522 euro l'anno, il primo scatto di un docente della scuola primaria, ai quasi 1600 euro dell'ultimo scatto di un insegnante della scuola superiore. Con la quota residua dei risparmi utilizzabili per il 2010, circa 40 milioni di euro, il ministro avvierà da gennaio anche la valutazione del merito. Cavallo di battaglia, quello della meritocrazia, del governo Berlusconi IV, bloccato nella formula della riforma di Renato Brunetta proprio dalla manovra correttiva di Giulio Tremonti, la Gelmini lo rimette in pista, anche se in via sperimentale. Si tratta di due progetti, che coinvolgeranno gli insegnanti su base volontaria, complessivamente delle scuole di Napoli, Torino, Pisa e Siracusa. Il primo valuta la bravura dei singoli prof attraverso un nucleo composto dal preside e da due insegnanti eletti, con voto segreto, dal collegio dei docenti. La valutazione terrà conto del curriculum vitae dell'insegnante, del documento di autovalutazione dello stesso e delle indagini svolte presso genitori e studenti per capire la reputazione che il candidato ha presso l'utenza. Ad occuparsi del monitoraggio finale del progetto due fondazioni, quella di San Paolo e la Treelle. Ai docenti meritevoli, nella misura massima del 15-20%, verranno assegnati premi individuali pari a una mensilità. La sperimentazione riguarderà 20 scuole di due città campione: Napoli e Torino. I risultati saranno pubblicati nell'albo dei singoli istituti. Testerà invece le scuole, attraverso il valore aggiunto nei livelli di apprendimento degli studenti, il secondo progetto. La valutazione riguarderà i risultati alle prove Invalsi, ed è svolta da un team di osservatori: un ispettore scolastico e due esperti indipendenti. La sperimentazione coinvolgerà le scuole medie di Pisa e Siracusa. Alle migliori, il 15%, sarà assegnato un premio massimo di 70 mila euro annuo. L'istituto provvederà poi a distribuirlo al suo interno tra gli insegnanti. La relazione finale sull'andamento di questo progetto è stata affidata alla Fondazione Giovanni Agnelli. Tutte le fondazioni lavoreranno a titolo gratuito. La necessità di procedere in via sperimentale è motivata, fanno sapere dal ministero, non solo della scarsità delle risorse ma anche dell'assenza di un sistema unico valutativo riconosciuto come valido a livello europeo. Dove tra l'altro gli stipendi medi sono più alti che in Italia e raggiungono il massimo in meno tempo: 25 anni contro i 35 nostrani. La carriera dei docenti è stata sempre terreno accidentato in Italia, come dimostrano le rivolte di piazza della categoria contro il ministro Luigi Berlinguer, padre del concorsone, il primo tentativo di introdurre aumenti di stipendio legati al merito. «Finalmente premi ai migliori e non solo soldi legati all'anzianità di carriera», spiegava ieri la Gelmini, «che comunque, grazie allo sforzo del governo, sono stati garantiti a tutto il settore». Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, rivendica il ruolo del sindacato di via Po nello sblocco degli scatti: «Le soluzioni individuate con il decreto interministeriale raggiungono l'obiettivo e smentiscono quanti da allora hanno fatto di tutto per screditarle, definendole inconsistenti o addirittura parlando di accordo truffa. La natura contrattuale della progressione per anzianità ci consentirà tra l'altro», spiega il leader della Cisl scuola, «di affrontare e risolvere in via negoziale anche le questioni che, non da oggi, investono il tema delle carriere». «L'avvio delle sperimentazioni consentirà di trovare il metodo migliore per valutare il merito dei docenti, in un contesto di carriere che resta contrattuale», aggiunge il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, seguito a ruota dal segretario dello Snals-Confsal, Marco Nigi, e da Rino di Meglio, coordinatore Gilda. Critico Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil: «Premiare gli insegnanti per migliorare la scuola è un progetto ambizioso che richiede idee chiare e investimenti veri. Gli investimenti non ci sono e manca il progetto culturale di fondo». «Come possiamo valutare scuole dove manca tutto», chiede il Pd, che aggiunge: «La Gelmini fa pessima propaganda». Ora si attende la reazione dei diretti interessati.

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