domenica 4 ottobre 2009

MARIA STELLA: DIMETTITI

Unità
Maristella Iervasi

Esasperati, raggirati, sfiniti dalla precarietà. In piazza a Roma per la «Dignità e il futuro della scuola pubblica ». Perché l’«istruzione è in catene » e insegnanti, bidelli con la maschera simbolo del precario senza voce sul volto, hanno lasciato le occupazioni per manifestare tutti insieme e gridare l’unico coro: «Gelmini dimettiti». Arrivano da Palermo e Milano, da tutte le città d’Italia, cantano slogan e srotolano striscioni. Una protesta che va avanti da fine agosto, quando gli studenti erano ancora in vacanza e i precari arrampicati sui tetti. Pino La Fratta ha 36 anni, docente a Campobasso: «Non è possibile cancellare con un colpo di spugna otto anni di insegnamento - spiega -. Specializzarsi, sostenere Master... e notare che l’interesse del governo è sempre quello: cancellarci». «Bisogna reagire» aggiunge Amalia Perfetti, 46 anni, di Frosinone, con accanto la figlia Beatrice al primo anno di liceo: «Più si taglia, più si raglia. Ribelliamoci. Il futuro dei giovaninonè nelle politiche diseducative di questo governo». Eccole le ragioni del corteo dei precari del Coordinamento nazionale, con al fianco il sindacato Flc-Cgil, gli studenti della Rete, dell’Udu e l’Uds. Oltre 20mila manifestanti (secondo gli organizzatori, 5mila per la questura). Una «marcia» allegra e battagliera partita da Piazza della Repubblica, un passaggio a Piazza del Popolo per amplificare dal palco della libertà di stampa la protesta che non cessa, nonostante la soluzione-tampone dei contratti di disponibilità della Gelmini. È una misura che «ammazza i precari» - sottolinea Antonella Vaccaro, 38 anni, maestra precaria di Napoli, dal palco dell’Fnsi. E non sottrae critiche all’informazione: «Il vostro silenzio è stato assordante cari giornalisti - dice al microfono -. L’informazione nazionale titolava sulle escort mentre docenti e Ata in tutt’Italia si arrampicavano sui tetti e facevano lo sciopero della fame». Nunzia Torretta, collaboratrice scolastica, la sua rabbia l’ha messa per iscritto: «Mamma Rai dei precari non parli mai/ Ordina Silvio di tacere/ e tu disattendi il tuo dovere ». Antonino Geraci, 55 anni, insegnate di educazione fisica, diffonde la sua storia: «Da 27 anni precario e buttato sul lastrico».Mariella Tramontano di Napoli recita il verbo lavorare: «Io lavoravo bene e con passione/ tu ministro lavori male ma esegui bene/ egli lavorava con la escort e non alla Ford...».

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