venerdì 11 dicembre 2009

Come direbbe Ghedini, «Primus super palles»

L'Unità - venerdì 11 dicembre 2009 -

di Francesca Fornario

Ci siamo: al congresso del Ppe Berlusconi ha raccontato la storiella del tizio che si butta dall’aereo scambiando lo zaino per il paracadute. Una barzelletta talmente vecchia che per gli storici risale al 2570 a.C. La prima versione, in geroglifici, compare su una parete della piramide di Cheope. Prodigiosi gli egiziani: già allora, pensate, non faceva ridere. Naturalmente, si tratta di un messaggio in codice rivolto ai suoi. Tradotto, significa: «Procedete con lo smantellamento del paese mentre io li distraggo con le barzellette preistoriche». Per essere sicuro di attirare tutta l’attenzione su di sé invece che sulla deposizione del boss Graviano, Berlusconi ha aggiunto di essere l’unico con le pal.., o, come direbbe Ghedini, «Primus super palles ». Mentre Berlusconi sfodera le sue armi di distrazione di massa, il Consiglio dei ministri prosegue con i tagli alla scuola. Il biennio delle superiori passa da 34 ore settimanali a 27. «È il Processo di apprendimento breve», spiega Maria Stella Gemini, che andrà a fare l’esame di coscienza a Reggio Calabria. Ridotte anche le ore di inglese, mentre quelle di informatica saranno comprese in quelle di matematica. Spariscono così due delle tanto sbandierate tre «i». Per la Gelmini restano tutte e tre ma saranno comprese in «iiimpresa». Nel frattempo, c’è una tale crisi economica che si fanno i saldi a dicembre: mancano ancora due settimane a Natale e le intercettazioni di Fassino sono già in vendita con il 30 per cento di sconto. Solo il Giornale di Berlusconi poteva comprare la telefonata tra Fassino e Consorte: una conversazione che non aveva nulla di penalmente rilevante. I magistrati hanno scartato l’ipotesi che Fassino potesse ordire la scalata alla Bnl quando hanno scoperto che era l’unico segretario di partito a depositare i risparmi nel maiale-salvadanaio. Quel che si evince dalla telefonata è che Fassino non è un mago della finanza. Sente D’Alema quasi tutti i giorni e la prima cosa che gli chiede, ancora oggi, è: «Ma allora ce l’abbiamo o no questa banca?»

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