Insieme ai servizi come i consultori familiari e la sanità,  la Regione Lazio propone di affossare anche la scuola pubblica dando  fondi alle famiglie per iscrizione in istituti privati
Ancora un affronto alla scuola pubblica. La proposta di legge  presentata alla regione Lazio dai consiglieri della maggioranza Olimpia  Tarzia (Lista Polverini) e Giancarlo Miele (Pdl) presentata come  «Interventi per garantire la libertà di scelta educativa e formativa  della famiglia», in realtà è un modo per finanziare le scuole private.  Mentre il Lazio rischia di vedere tagliate circa 6mila cattedre, i  sussidi regionali vengono dirottati ai privati. Una situazione che per i  sindacati di base è inaccettabile poiché «Ci si sposta su presunti  motivi di disparità e nel frattempo si affossa il sistema pubblico».
Togliere ai poveri per dare ai ricchi. «È assurdo.  Con i tagli previsti a livello regionale - attacca Claudia Fuga,  dell'Usb Scuola - e il depauperamento dei fondi per la scuola pubblica,  questo provvedimento ricalca l'ottica governativa di mascherare (sotto  forma di aiuti) la volontà di spingere i genitori ad iscrivere i propri  figli negli istituti privati». I sindacati si scagliano contro l'idea di  «togliere ai poveri per dare ai ricchi» ovvero levare il poco che  esiste nel pubblico per metterlo nelle mani dei privati. Il disegno  Tarzia-Miele propone infatti l'erogazione di «buoni scuola» per coprire  le spese di iscrizione alle scuole non statali. Un intervento che,  sostiene l'onorevole Tarzia, dovrebbe «garantire il diritto di libertà  di scelta educativa dei genitori». Un'iniziativa che va esattamente  nella direzione indicata da Berlusconi in una delle sue ultime uscite  contro la scuola pubblica.
Morte al pubblico. Mentre la scuola pubblica rischia  di affondare per sempre con il provvedimento presentato alla  Commissione XIV del Consiglio regionale del Lazio - Scuola, diritto allo  studio, formazione professionale e università, si intende «concorrere  agli oneri che gravano sulle famiglie che vogliono iscrivere i propri  figli in istituti scolastici privati». Nello specifico: «Le iniziative  previste nel testo stabiliscono come destinatari le famiglie degli  allievi - dice Tarzia - attraverso l'erogazione di buoni scuola  finalizzati alla copertura, totale o parziale, delle spese per  l'iscrizione e la frequenza ai corsi ordinari con l'intento di ridurre  le disparità del gravame economico esistente». Un'affermazione che  dovrebbe fare riflettere a fronte del fatto che, solo per quanto  riguarda gli asili nido comunali, ogni anno, solo a Roma, almeno 6mila  domande non vengono accolte per mancanza di personale, e quindi le  famiglie sono costrette a rivolgersi a strutture private. Per non  parlare poi dei costi dei servizi che, come denuncia la Usb, «sono stati  schiacciati sotto i livelli sindacali minimi».
Libera scelta e finanziamento arbitrario. Il consigliere Tarzia, dopo l'attentato ai consultori pubblici,  non arresta la sua battaglia per il finanziamento dei privati e difende  la proposta di legge. «La scelta di emendare - fa sapere Tarzia - la  vigente legge del 1992, ovvero la legge che disciplina l’attuazione del  diritto allo studio nella nostra Regione, è coerente con la scelta di  svolgere questa azione di supporto alle famiglie non in maniera  sporadica ma sistemica, e la conseguente istituzione di un apposito  capitolo di spesa dedicato al finanziamento del Buono Scuola costituisce  una garanzia di tutela della libertà di scelta educativa non solo per  il 2011, ma anche per gli anni a venire». Una «libertà di scelta già  garantita», sottolineano dall'Usb Scuola: «Ci si sposta su presunti  motivi di disparità e nel frattempo si affossa il sistema pubblico»  conclude il sindacato.
(ami)2011-05-02 16:01:39
 
 
 
 Post
Post
 
 

Nessun commento:
Posta un commento