martedì 3 maggio 2011

LAZIO: SCUOLA AI PRIVATI

Nel Lazio la scuola ai privati. Una legge tenta il ribaltone

Insieme ai servizi come i consultori familiari e la sanità, la Regione Lazio propone di affossare anche la scuola pubblica dando fondi alle famiglie per iscrizione in istituti privati
Ancora un affronto alla scuola pubblica. La proposta di legge presentata alla regione Lazio dai consiglieri della maggioranza Olimpia Tarzia (Lista Polverini) e Giancarlo Miele (Pdl) presentata come «Interventi per garantire la libertà di scelta educativa e formativa della famiglia», in realtà è un modo per finanziare le scuole private. Mentre il Lazio rischia di vedere tagliate circa 6mila cattedre, i sussidi regionali vengono dirottati ai privati. Una situazione che per i sindacati di base è inaccettabile poiché «Ci si sposta su presunti motivi di disparità e nel frattempo si affossa il sistema pubblico».

Togliere ai poveri per dare ai ricchi. «È assurdo. Con i tagli previsti a livello regionale - attacca Claudia Fuga, dell'Usb Scuola - e il depauperamento dei fondi per la scuola pubblica, questo provvedimento ricalca l'ottica governativa di mascherare (sotto forma di aiuti) la volontà di spingere i genitori ad iscrivere i propri figli negli istituti privati». I sindacati si scagliano contro l'idea di «togliere ai poveri per dare ai ricchi» ovvero levare il poco che esiste nel pubblico per metterlo nelle mani dei privati. Il disegno Tarzia-Miele propone infatti l'erogazione di «buoni scuola» per coprire le spese di iscrizione alle scuole non statali. Un intervento che, sostiene l'onorevole Tarzia, dovrebbe «garantire il diritto di libertà di scelta educativa dei genitori». Un'iniziativa che va esattamente nella direzione indicata da Berlusconi in una delle sue ultime uscite contro la scuola pubblica.
Morte al pubblico. Mentre la scuola pubblica rischia di affondare per sempre con il provvedimento presentato alla Commissione XIV del Consiglio regionale del Lazio - Scuola, diritto allo studio, formazione professionale e università, si intende «concorrere agli oneri che gravano sulle famiglie che vogliono iscrivere i propri figli in istituti scolastici privati». Nello specifico: «Le iniziative previste nel testo stabiliscono come destinatari le famiglie degli allievi - dice Tarzia - attraverso l'erogazione di buoni scuola finalizzati alla copertura, totale o parziale, delle spese per l'iscrizione e la frequenza ai corsi ordinari con l'intento di ridurre le disparità del gravame economico esistente». Un'affermazione che dovrebbe fare riflettere a fronte del fatto che, solo per quanto riguarda gli asili nido comunali, ogni anno, solo a Roma, almeno 6mila domande non vengono accolte per mancanza di personale, e quindi le famiglie sono costrette a rivolgersi a strutture private. Per non parlare poi dei costi dei servizi che, come denuncia la Usb, «sono stati schiacciati sotto i livelli sindacali minimi».
Libera scelta e finanziamento arbitrario. Il consigliere Tarzia, dopo l'attentato ai consultori pubblici, non arresta la sua battaglia per il finanziamento dei privati e difende la proposta di legge. «La scelta di emendare - fa sapere Tarzia - la vigente legge del 1992, ovvero la legge che disciplina l’attuazione del diritto allo studio nella nostra Regione, è coerente con la scelta di svolgere questa azione di supporto alle famiglie non in maniera sporadica ma sistemica, e la conseguente istituzione di un apposito capitolo di spesa dedicato al finanziamento del Buono Scuola costituisce una garanzia di tutela della libertà di scelta educativa non solo per il 2011, ma anche per gli anni a venire». Una «libertà di scelta già garantita», sottolineano dall'Usb Scuola: «Ci si sposta su presunti motivi di disparità e nel frattempo si affossa il sistema pubblico» conclude il sindacato.
(ami)2011-05-02 16:01:39

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