DAL MANIFESTO
Per sopprimere la scuola pubblica, dopo aver ottenuto entro fine gennaio il lasciapassare dai palazzi della politica, nel 2010 si passi ad attuare una riforma delle superiori facendo slittare di sessanta giorni il termine per decidere il corso superiore a cui iscriversi. Si riducano i corsi, incluse le sperimentazioni nazionali e autonome. Si impoveriscano i contenuti. Si diminuiscano le ore di scuola degli studenti per risparmiare soldi.
Di fronte alle possibili resistenze, si inizi a parlare di ore opzionali-facoltative.
Si riducano gli indirizzi anche dei nuovi istituti tecnici e professionali alternativi ai licei.
Per sopprimere la scuola pubblica, si continui con l’abbattimento violento dei posti di lavoro: che sulla carta corrispondono, come nel 2009, ad oltre 40.000 docenti e 15.000 Ata (amministrativi, tecnici ed ausiliari)
in meno.
Non si tenga conto della rimostranze di sindacati, associazioni e movimenti in difesa dei precari, su cui si abbatterà la scure dei tagli. Migliaia di supplenti che da anni operavano stabilmente nella scuola si ritroveranno senza lavoro.
Si ricordi loro che il governo ha confermato anche per il 2010-2011 il ridicolo decreto «salva-precari» per gettare un po’ di fumo negli occhi all’opinione pubblica.
Per abbattere la scuola pubblica si sostenga che la spesa dell’Italia per l’istruzione è troppo alta e che rispetto ai paesi dell’area Ocse il nostro paese vanta uno dei rapporti alunni-docenti più distanti dalla media di riferimento. Non è vero, ma l’importante è ripeterlo. I dati sono «gonfiati» dall’alto numero di docenti di sostegno presenti nelle nostre scuole: l’Italia inserisce i disabili nelle classi, non crea classi differenziali;
in altre realtà i docenti di sostegno sono a carico del Ministero della Sanità, ma questo non si deve sapere.
Soprattutto, non risulti che chi vuole abbattere la scuola pubblica ce l’abbia in alcun modo con i diversamente abili.
Di fronte a estremisti che facessero notare come un alto numero di docenti sia legato anche al territorio disomogeneo della nostra penisola, con molte zone montane e isole dove esistono corsi anche con meno di dieci iscritti, si rida in faccia. Ancora: di fronte a chi vi farà notare come la politica dei tagli ad ogni costo giunga proprio con l’aumento di alunni e studenti iscritti nelle classi italiane - quest’anno, rispetto al 2008, ci sono stati 37.441 allievi in più, - dite che si tratta solo di propaganda comunista.
Per sopprimere la scuola pubblica, la prima tranche di tagli, quella relativa all’anno 2009, prodotta attraverso l’introduzione del maestro prevalente in primaria e l’attuazione della riforma alla secondaria di primo grado, bisogna continuare senza paura a tagliare. Nel 2010 la riduzione di ore alle superiori ci permetterà di sopprimere almeno 10-15 mila docenti di ruolo alle Superiori.
Ricordiamo che il 14 dicembre del 2009, il ministero Gelmini ha inviato agli istituti una nota, la n. 0009537, che anche per l’anno scolastico in corso continuerà a non garantire le risorse finalizzate al funzionamento
didattico e amministrativo. Nella nota si aggiunge di tagliare del 25% sulle pulizie delle aule scolastiche e che «la rimanente somma è destinata alle spese per supplenza, funzionamento ed esami di Stato». Così si scaricherà gran parte del lavoro sui bidelli sopravvissuti alla riduzione già varata dal ministro.
Per sopprimere definitivamente
la scuola pubblica italiana.
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