Nuovo post di Marco Galice
C’è qualcosa che rasenta il sadismo nella politica scolastica portata avanti dal Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini e nella provocatoria imperturbabilità con cui propaganda le sue azioni di governo tutte tese al bene dell’istruzione collettiva. Sempre serafica nel replicare che non sta tagliando risorse alla scuola pubblica italiana ma le sta semplicemente “razionalizzando”, sempre eterea nel rassicurare che la scuola pubblica italiana gode di ottima salute, sempre celestiale nel negare che migliaia di docenti hanno perso il proprio posto di lavoro in seguito alla mannaia delle Finanziarie targate Tremonti, la competente Ministra ha voluto nei giorni scorsi stupire ancora presentando in pompa magna l’ultimo mirabile progetto varato dal suo Ministero, come sempre all’insegna dell’innovazione e della qualità didattica: una task force contro la dislessia. Si tratta di due progetti messi in campo dalla Fondazione Telecom Italia e dall’Associazione Italiana Dislessia, guarda caso due enti privati, a cui il Ministero della Pubblica Istruzione ha accordato la propria sponsorizzazione e collaborazione sottoscrivendo un protocollo d’intesa. Nello specifico i due progetti in questione prevedono un percorso di diagnosi e cura della dislessia nelle scuole italiane e la formazione di 6.000 insegnanti “di riferimento” in grado di aiutare gli alunni dislessici. Secondo gli studi effettuati sarebbero infatti circa 350.000 gli studenti delle scuole italiane interessati da questa disabilità che, come noto, si produce in difficoltà di linguaggio e, come immediata conseguenza, anche di scrittura con la successiva disgrafia. Interesse prioritario del Ministero, come ha spiegato la Gelmini, è appunto quello di aiutare questi ragazzi, soprattutto perché una diagnosi precoce e una dovuta assistenza consentono il più delle volte ai ragazzi afflitti dalla dislessia di superare con successo questa patologia. Non sarà comunque il Ministero ad impiegare i fondi necessari all’attuazione di questi due progetti ma l’ente privato della Fondazione Telecom, che ha già stanziato una cifra di 1,5 milioni di euro da impiegare in tre anni. Al di là dei leciti dubbi che potrebbero sorgere sulla contropartita prevista per la Fondazione, essendo difficile ipotizzare che investa 1,5 milioni a fondo perduto, e sul significato di “insegnanti di riferimento” che appaiono figure al momento astratte e indefinibili (docenti interni alle scuole? Docenti di sostegno già abilitati? Personale esterno?), tutte le perplessità potrebbero immediatamente svanire di fronte al fine pedagogico del progetto e all’obiettivo di alto valore didattico proclamato dal Ministro Gelmini. Alla quale però, chissà perché, è sfuggito un clamoroso particolare che ovviamente si è ben guardata dal ricordare ai cronisti: dal corrente anno scolastico, proprio per sua decisione, la dislessia non è più riconosciuta nelle scuole pubbliche italiane come disabilità e dunque agli alunni dislessici da quest’anno sono stati privati dell'insegnante di sostegno. Quei 350.000 ragazzi da lei citati, in definitiva, sono stati abbandonati per suo stesso volere, ovviamente per risparmiare. Questa vergognosa decisione, passata sotto silenzio a settembre 2009 e che testimonia le reali e drammatiche conseguenze dei tagli all’istruzione pubblica, naturalmente non è stata sottaciuta solo dalla Gelmini ma anche da pressoché tutti i giornali e telegiornali che hanno propagandato la sua innovativa task force anti dislessia. E di fronte a questo silenzio c’è da poco da commentare. La sensazione di una ennesima colossale presa in giro e derisione di studenti, insegnanti e famiglie da parte del Governo toglie quasi le parole. E sotterra chissà dove il senso del pudore dei Ministri.
Marco Galice
sabato 6 marzo 2010
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