A Napoli un precario prossimo alla pensione a settanta anni!
Dal: "Corriere del Giorno" del 3/02/2010, pag. 16 (il Corriere del Giorno è un quotidiano locale di Taranto)
Vi racconto la mia odissea di insegnante precario
Spettabile redazione,
è di questi giorni l’ampio risalto data alla notizia della collega insegnante di Taranto che andrà in pensione a sessantuno anni, anche lei da precaria, alla quale voglio esprimere la mia solidarietà e comprensione poiché ho sessantanove anni e rischio anch’io, l’anno prossimo, di andare in pensione da precario a settanta anni (dico 70 anni!) di età. Brevemente la mia storia da “eterno precario” è questa.
Dopo qualche breve supplenza nel 1977, ho dovuto attendere il 1986 per cominciare ad insegnare nella scuola statale, avendo partecipato a concorsi nazionali e conseguito abilitazioni all’insegnamento.(Dal ’77 e per otto anni, come è noto, non sono stati banditi concorsi nella scuola statale). In questo lasso di tempo ho anche insegnato in qualche scuola parificata di Napoli e dal 1986 in poi ho insegnato più o meno stabilmente nella scuola statale. Nel 2006, finalmente, sarebbe toccato a me entrare in ruolo, ma, circa un mese prima del tanto sospirato evento, sono stato depennato dalle graduatorie provinciali definitive con la motivazione che nel corso dell’anno scolastico avrei compiuto sessantacinque anni, età in cui i professori di ruolo possono andare in pensione, a meno che, con domanda, non facciano richiesta di insegnare per altri due anni.
Ovviamente, non essendo io di ruolo non avrei dovuto essere cancellato dalle graduatorie, poiché, in quanto precario, non era per me valido il termine dei sessantacinque anni di età per andare in pensione anzi, la legge prevede che gli insegnanti precari possono insegnare fino alla veneranda età di settanta anni. Su questo punto, in seguito al mio ricorso, il Tar del Lazio mi ha dato ragione accordandomi la sospensiva delle graduatorie che mi riguardavano. Sono stato, quindi richiamato in servizio, dopo un notevole numero di atti di diffida contro il CSA di Napoli, e un anno di non lavoro e di“non stipendio”, (anno scolastico 2006-2007). Mi sarei aspettato che, una volta richiamato in servizio, avrei ottenuto il sospirato ruolo. Ma ciò non è avvenuto perché, secondo il Provveditorato di Napoli (attuale Usr o Csa che sia) se avessero dato a me il ruolo, sarebbero stati sommersi da una valanga di proteste da parte di “precari” nelle mie stesse condizioni” che avrebbero anche loro preteso il medesimo trattamento (sic!). Se mai un giorno dovesse essere tolto il coperchio da quel gran vaso che è Provveditorato (Csa) di Napoli, il vaso di Pandora, al confronto, sarebbe la cornucopia di tutte le delizie di questo mondo!
In conclusione mi manca solo un anno e non so ancora se riuscirò ad andare in pensione con la dignità che spetta a chi ha impegnato la sua vita nella scuola e per la scuola.
Distinti saluti
prof. Ciro Busiello
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