Se qualcuno/a avesse nutrito dubbi su quanto i Cobas dicono a gran voce
da mesi - e che hanno ribadito il 12 marzo durante lo sciopero e la
manifestazione nazionale della scuola - a proposito delle prossime
tappe del massacro della scuola pubblica, il governo e Gelmini si sono
incaricati di fugarli definitivamente. Nell’incontro con i sindacati
concertativi hanno ribadito (sulla entità dei tagli Tremonti era stato
chiarissimo, i sindacati di comodo e la sedicente opposizione
parlamentare sanno tutto da parecchi mesi) che nel prossimo anno
scolastico spariranno 26 mila posti di lavoro tra i docenti (qualche
migliaio in più secondo i nostri calcoli) e circa 15 mila tra gli ATA.
Insomma, come se a settembre chiudessero tutti gli stabilimenti Fiat in
Italia e i petrolchimici nello stesso tempo. Ma mentre quest’ultima
notizia costringerebbe anche i sindacati passivi e la sedicente
opposizione partitica, PD in primis, a reagire in qualche modo, la
sparizione di altri 41 mila posti di lavoro nella scuola lascia tutti
costoro, che vivono solo di simulato antiberlusconismo, beatamente
indifferenti: e poi ci si interroga sul perché il 42% degli italiani/e -
tra chi non è andato alle urne e chi ha votato scheda bianca o l’ha
annullata - si è rifiutato di votare alle elezioni regionali.
Ma la partita non è affatto chiusa. Abbiamo due mesi di tempo per
organizzare una fine d’anno scolastica assai “movimentata”, recuperando
quell’arma che ci è stata sottratta tanti anni fa, grazie a quel
mega-inciucio tra sindacati concertativi (Cgil e Cisl in primis) e
governi che produsse la micidiale e anticostituzionale legge 146/90
antisciopero e anti-Cobas, come venne chiamata all’epoca. Dobbiamo
preparare tutti/e insieme, a partire dai precari, le maggiori vittime
del massacro, e con la partecipazione di tutti i docenti ed Ata
intenzionati a difendere la scuola pubblica, un diffusissimo e
movimentatissimo SCIOPERO DEGLI SCRUTINI, che impedisca il nuovo
scempio, costringa il governo a cancellare i tagli, apra le porte
all’assunzione stabile dei precari che, spremuti e sfruttati
“sottocosto” (un docente precario costa allo Stato il 30% in meno di uno
“stabile”) per decenni, oggi si vorrebbe espellere spietatamente dalla
scuola.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
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