sabato 10 ottobre 2009

IL CIP ALLA COMMISSIONE LAVORO DELLA CAMERA

ULTIM'ORA: GELMINI COMMISSARIATA DAL TAR LAZIO

IL GIORNO 8 OTTOBRE 2009, IL CIP HA AVUTO UN'AUDIZIONE ALLA COMMISSIONE LAVORO DELLA CAMERA. HANNO PRESIDIATO ALL'INCONTRO I COLLEGHI DEL CIP: GIAFRANCO PIGNATELLI E GAETANO MUNNO (IL COLLEGA CON CUI ABBIAMO ORGANIZZATO IL SIT-IN A CASERTA). DI SEGUITO TROVERETE IL DOCUMENTO PRESENTATO.

IL CIP CASERTA, VI INVITA ANCORA UNA VOLTA ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE CHE SI TERRA' A BENEVENTO DOMANI 11 OTTOBRE ALLE 10,30, IN CONCOMITANZA CON LA VISITA DEL PREMIER NELLA CITTA' PER CHIUDERE LA FESTA DEL PDL.
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Posizione dei C.I.P. sul Decreto Legge n.134 del 25/09/2009
Documento presentato alla XI Commissione Lavoro della Camera nell’audizione del 08/10/2009


I C.I.P., Comitati Insegnanti Precari, esprimono il loro netto rifiuto al Decreto Legge n.134 del 25/09/2009 istituenti i cosiddetti contratti di disponibilità perché non risolvono l’emergenza istruzione del Paese ma si limitano ad erogare un reddito di sussistenza ad alcuni precari, solo per i prossimi 8 o 12 mesi, e non garantisce loro l’attesa assunzione a tempo indeterminato dopo vari decenni di precarizzazione.
Uno spezzone di supplenza oppure la miserevole indennità di disoccupazione invece dell’immissione in ruolo. Un breve incarico imposto o l’elemosina una tantum di un sussidio. Il tutto, comunque, subordinato a inaccettabili condizioni vessatorie e riservato ad appena il 4% dei precari (circa 13.000 docenti).
Nel contempo si negano a tutti gli altri 120.000 docenti precari impiegati lo scorso anno il diritto, e finanche la residua prospettiva, al posto di lavoro nella scuola. Diritto loro spettante – ricordiamolo - a seguito del possesso di una o più lauree, degli innumerevoli pubblici concorsi a cattedra superati, dei titoli culturali, professionali ed accademici posseduti, di ogni tipo di percorso abilitante espletato, degli stage frequentati, dei tirocini svolti, degli aggiornamenti d’ogni specie seguiti, dei concorsi magistrali vinti, dei master effettuati, delle specializzazioni acquisite e degli svariati decenni di esperienza didattica accumula insegnando nella scuola pubblica sempre in regime di precarietà.
Il decreto è uno specchietto per le allodole, un bluff mediatico, un palliativo a favore di quel 4% di insegnanti che, per lo stesso fatto di essere stato in servizio per l’intero anno scolastico scorso, avrebbero per certo lavorato anche quest’anno. In compenso introduce ulteriori inaccettabili restrizioni e vessazioni per l’intera categoria.
Un siffatto provvedimento, secondo i C.I.P., scontenta tutti e non risolve nulla. Invece di essere un ammortizzatore sociale, diviene un detonatore per ulteriori conflittualità derivanti da nuove penalizzazioni e iniquità. Dal contratto di disponibilità vengono esclusi, infatti, non solo coloro che hanno sì lavorato per l’intero anno scolastico ma con incarichi dei Dirigenti Scolastici (D.S.) validi fino al termine delle lezione (fine giugno o metà luglio se commissari agli esami di stato), ma anche tutti quelli che hanno maturato un anno di servizio cumulando più periodi in diverse scuole o per vari insegnamenti.
Questi contratti, inoltre, non intervengono sulla questione nodale dei tagli indiscriminati nella scuola pubblica. Tagli non solo occupazionali di docenti e personale tecnico ed amministrativo ma anche di tempo scuola, di interi istituti, di classi, con l’aumento abnorme del numero degli alunni in quelle restanti, del supporto agli studenti diversamente abili, delle risorse per la didattica ordinaria, della sicurezza degli edifici, della dotazione strumentale, dei generi di prima necessità e di tutto quanto contribuisce a procurare efficacia e qualità alla funzione educativa e formativa. Per questo si richiede il ritiro ad horas di tutti i provvedimenti finalizzati alla penalizzazione della scuola statale e la immediata immissione in ruolo degli insegnanti precari su tutti i posti vacanti e disponibili.
I C.I.P., inoltre, denunciano la mistificazione con la quale si è millantata come soluzione una truffa del tutto insensata, onerosa e inutile. L’ipotesi prospettata come “contratto di disponibilità” altro non è che una misura di sostegno al reddito, già in parte disponibile, a carico dell’INPS e nota come “disoccupazione ordinaria” che, di norma, viene erogata ai docenti disoccupati per la durata di 8 mesi (o per 12 mesi a chi abbia già superato i 50 anni) e un ammontare di circa 860 euro al mese.
A questo importo dovrebbe aggiungersi il sostegno regionale. Tra i vantaggi strombazzati dal governo c’è il diritto al punteggio in graduatoria. Mentre si garantisce ciò, con assoluta malafede, lo stesso ministro continua ad annunciare il varo di un nuovo sistema di reclutamento e di una nuova graduatoria regionale che sostituirà quelle vigenti, se non la chiamata diretta da parte dai D.S., avulsa da criteri di priorità e trasparenza.
In sostanza, si nega il diritto all’assunzione in ruolo prospettando in cambio supplenze brevi - da accettare obbligatoriamente per il tempo e le sedi disponibili, pena la revoca di ogni sussidio – un’elemosina una tantum come compenso temporaneo e, come merce di scambio finale, un punteggio non fruibile nelle future graduatorie. Il tutto secondo il costume imperante nei diplomifici, dove si compensano sottoccupazione e sottoretribuzione con l’elargizione del punteggio per le graduatorie. In pratica, un caporalato di stato, un autentico raggiro che solo un’informazione subalterna al potere governativo e poco abituata a capire prima di riferire, a valutare e nel caso denunciare, può permettersi di definire come “risolutiva” della vertenza aperta dai precari di tutta Italia.


Nello specifico, si contestano i seguenti punti di criticità del Decreto Legge n.134 del 05/09/09:
1. l’aggiunta, indicata nel comma 1,alla legge n.124/99 viola gli orientamenti comunitari in materia di rapporti di lavoro, con particolare riferimento alla Direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’Unione Europea del 28/06/99 pubblicata il 10.07.99 sulla G.U. delle Comunità Europee, alle clausole nn.1-2-3-4-5-8. Inoltre, contraddice la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee – sez.II – sent.13/09/2007 in Causa C-307/05, che ha evidenziato il principio di parità di trattamento nel pubblico impiego (Cass. 7617/2001 del 5/6/2001); la clausola 4 punto 1 dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, contenuto in allegato alla direttiva del Consiglio 28/06/1999, 1999/70/CE) impedisce la disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato e dispone quanto segue: “…i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistono ragioni oggettive”. Infine, determina una grave e inaccettabile sperequazione di trattamento rispetto agli IRC per i quali l’art.7 della L.831 del 28/7/61 prevede il beneficio di aumenti periodici della retribuzione collegati alla anzianità di servizio che, inspiegabilmente, non sono estesi al resto del corpo docente precario. Infatti, il succitato art.7 testualmente recita: “Gli stipendi spettanti agli insegnanti incaricati forniti di abilitazione all’insegnamento sono suscettibili di aumenti periodici costanti in ragione del 2,50 per cento della misura iniziale, per ogni biennio di insegnamento prestato con trattamento di cattedra”. Inoltre, la Legge 11/07/1980 n.312 all’art. 53 stabilisce anche che agli IRC, dopo quattro anni d’insegnamento, si applichi una progressione economica di carriera con classi di stipendio corrispondenti all'80 per cento di quelle attribuite ai docenti laureati di ruolo. Ciò determina un’ingiustificata disparità di trattamento economico tra i docenti di religione e il resto degli insegnanti precari, con conseguente violazione degli artt. 2099 c.c. e 36 della Costituzione. Tutto ciò, inoltre, è in aperto contrasto con quanto stabilito dall’art.97 della Costituzione (che impone alla P.A. un comportamento connotato da imparzialità), dall’art.3 della Costituzione, nonché dal D.Lg.vo 9/7/03 n.216 che, attuando la Direttiva CE 200/78, ha sancito la parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro;
2. il comma 2 trascura tutti coloro che abbiano prestato servizio per l’intero anno scolastico con incarichi conferiti dai D.S. fino al termine delle lezioni ed abbiano addirittura partecipato agli esami di stato oltre a tutti coloro che abbiano cumulato più periodi di servizio in diverse scuole o per vari insegnamenti. Inoltre non dispone alcuna salvaguardia occupazionale, retributiva e di punteggio per i circa 100.000 supplenti temporanei che hanno operato nell’anno scolastico 2008/2009;
3. il comma 3 è vago e lacunoso. Non tiene conto delle differenze tra le regioni che si sono rese disponibili e quelle che non intendono intervenire a favore dei precari della scuola. Non chiarisce per quali tipologie di incarichi saranno impiegati tali precari e quali garanzie vengano date loro circa l’adeguatezza degli incarichi regionali allo status professionale degli aventi diritto. Non stabilisce come saranno retribuiti e per cosa. Se cumuleranno un reddito pari, inferiore o superiore a quello spettante ai colleghi incaricati nella scuola;
4. il comma 4, lì dove puntualizza che “la valutazione dell'intero anno di servizio ai soli fini dell'attribuzione del punteggio nelle graduatorie ad esaurimento” lascia sottintendere la validità del servizio solo per l’attribuzione del punteggio senza alcun riconoscimento dell’anzianità di servizio sia in prospettiva retributiva sia per la futura ricostruzione della carriera. Cosa di per sé grave ed inaccettabile, perché motivo di ulteriore iniquità e sperequazione tra gli stessi lavoratori precari.
I C.I.P. fanno notare che la pseudo risoluzione prospettata dalla ministra Gelmini rende evidente, ancora una volta, la sua assoluta inadeguatezza a ricoprire questa funzione. Le misure tampone della Gelmini, infatti, sono tardive, insensate e inadeguate. Fatte per non “turbare” il ministro delle finanze, al quale la stessa non osa neanche rivolgersi, preferendo riciclare risorse dei lavoratori, integrate con l’obolo di buona volontà di talune regioni.
I C.I.P., alla luce di tutto ciò e degli altri disastri prodotti in questi primi diciotto mesi di governo, ritengono che il dicastero dell’Istruzione abbia bisogno di un ministro di maggior peso politico, autorevolezza, competenza, credibilità, esperienza, cultura amministrativa, intelligenza e coraggio. Ma che sia anche indenne dal livore verso la pubblica amministrazione, dalla belluina furia distruttiva verso la scuola statale e dall’accanimento preconcetto nei confronti della categoria degli insegnanti, precari e non.
Roma, 08/10/2009 C.I.P. Direttivo Nazionale

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